Ambrogio
Milano, una stanza singola costa 630 euro al mese. Oltre 200mila universitari nella metropoli che è calamita e centrifuga
Alla vigilia della nuova stagione accademica è giusto rendersi conto di come la Milano dei giovani viva di contraddizioni, e forse proprio in questo stia la sua forza. I numeri parlano chiaro: 200mila studenti universitari, il 41% dei giovani italiani che la sogna come meta lavorativa, tassi di occupazione post-laurea da record. Eppure, una stanza singola costa 637 euro al mese, un quarto dei ragazzi dichiara un benessere insufficiente, e le inchieste sulla rigenerazione urbana rischiano di incrinare il rapporto di fiducia.
La metropoli lombarda è insieme calamita e centrifuga: attrae talenti da tutta Italia e dal mondo, ma fatica a trattenerli quando il conto della vita quotidiana diventa insostenibile. Le periferie restano mondi a parte, dove l’integrazione procede a rilento e il disagio giovanile trova terreno fertile. Eppure Milano resiste, anzi rilancia. L’ecosistema formativo e lavorativo non ha eguali in Italia. Le università crescono, le aziende assumono, l’internazionalizzazione avanza. Ma questa resilienza non può diventare alibi per l’immobilismo.
È necessario che chi governa la città metta i giovani al centro, non come categoria retorica ma come priorità politica concreta. Serve un patto generazionale nuovo: housing sociale vero, non speculazione mascherata; periferie integrate, non satelliti dimenticati; opportunità diffuse, non concentrate nella Cerchia dei Navigli. È proprio di fronte ai giovani che Milano deve scegliere: essere città per pochi o metropoli europea vera. La sua anima contraddittoria può essere ricchezza solo se diventa tensione al cambiamento.
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