Denise Lussagnet, professoressa di francese, era morta a 90 anni nell’ottobre scorso, ma il suo corpo mummificato è stato trovato in un appartamento di Roma soltanto pochi giorni fa. A conservarne il cadavere “con cura” è stato il suo compagno, Antonio, 64enne ora indagato per l’occultamento del corpo.

Il cadavere di Denise l’ha tenuto sul divano, accanto al suo letto, per quattro mesi. E sarebbe rimasto così ancora a lungo senza l’intervento di un maresciallo dei carabinieri, che ha bussato alla porta dell’appartamento di via Baccio Baldini, una via senza uscita a pochi passi dal mercato di Porta Portese, per notificare un atto all’anziana donna.

Il 64enne, originario di Catania, ha raccontato a Repubblica il perché del suo folle gesto: “L’ho sistemata come una mummia, tutta fasciata con cura. L’ho fatto per amore, sia chiaro. Mi ripetevo che la tenevo ancora un po’ con me prima che finisse sottoterra. Lo so che la legge non lo consente ma non mi volevo staccare da lei, adesso è al Verano. Non era meglio se rimaneva qui?”.

L’uomo è indagato per occultamento di cadavere e i carabinieri al momento escludono che dietro la sua ‘scelta’ vi siano ragioni economiche: dalla pensione della professoressa ha infatti prelevato piccole somme per la spesa, mentre l’autopsia sulla salma della 90enne morta il 7 ottobre scorso non vi sono segni di violenza.

Insomma, il gesto di Antonio sarebbe dovuto ad un malsano attaccamento per la compagna, con cui ha “unito le nostre solitudini nel 2007 e dopo 15 anni non volevo separarmi da lei“. Al quotidiano il 64enne racconta che la loro storia è nata alla Casa del cinema di Villa Borghese. “C’era la rassegna di Ennio Morricone. Abbiamo subito fraternizzato. Ci univa la lirica, le mostre, i programmi televisivi di arte e politica – continua Antonio, che a Repubblica si definisce scrittore – Da un anno e mezzo aveva l’Alzheimer. Mi sono accorto che è morta dalla vena sul collo che non batteva più. Perché non ho chiamato il 118? Perché mi dicevano sempre che si stava avvicinando il momento. Non riconosceva, non capiva. Allora ho fatto da solo”.

Accanto alla ‘versione sentimentale’ ce n’è anche una seconda. Antonio spiega infatti che dopo la morte di Denise ha temuto che andando via per i funerali “i vicini mi avrebbero occupato l’appartamento. È successo a Garbatella, lo sa? E così avrei perso il mio amore e la casa. Ho anche saputo che c’è il racket delle imprese funebri. Mi sono scoraggiato e l’ho tenuta con me”.

Il 64enne aggiunge anche che un investigatore “mi ha fatto i complimenti per come l’avevo tenuta bene. Non si sentiva nemmeno puzza. In testa avevo messo un plaid e sotto un contenitore. Era per i liquidi, sa a cosa mi riferisco?

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.