Un’agendina trovata accanto al cadavere di Brian Laundrie ha posto la parola fine al mistero della morte di Gabby Petito: “Sono stato io a ucciderla”. Dunque il cerchio si chiude sul “mistero delle montagne rocciose” che ha tenuto gli Stati Uniti con il fiato sospeso per settimane. Una storia tremenda quella dei due fidanzatini partiti a bordo di un minivan camperizzato in un eccitante viaggio attraverso gli Stati Uniti che è finita nel sangue.

Brian Laundrie, 23 anni e Gabby Petito, di 22,  i fidanzatini alla fine di quella avventura sono morti entrambi. Tutto si sarebbe consumato all’interno della loro turbolenta storia d’amore che i social mascheravano a perfezione. I due stavano girando il Paese a bordo di in un piccolo camper, passando da uno stato all’altro degli Usa e raccontando le loro avventure sui social media. Ma quel viaggio on the road che avevano sempre sognato si è presto trasformato in tragedia, frutto dei crescenti screzi e dissapori tra i due fidanzati.

Il viaggio in camper e la scomparsa di Gabby

Gabby e Brian sono partiti il 2 luglio da New York per un viaggio con un furgoncino bianco, un van camperizzato, che doveva durare 4 mesi attraverso i luoghi naturalistici più belli degli Stati uniti. I due raccontavano puntualmente sui social il loro viaggio che dalle foto e dai video era fantastico. Avevano anche un hashtag, #vanlife . Nelle foto i due sono sorridenti, si baciano, sono felici.

Il 12 agosto la polizia dello Utha li ferma perché stavano litigando furiosamente. I due spiegano che sono fidanzati e che si tratta solo di una lite di coppia. Successivamente la polizia ha reso pubblico un video in cui si vede la ragazza in lacrime, dentro a una macchina. Il 19 agosto i due pubblicano un video in cui raccontano la loro vacanza e in cui appaiono “fidanzati innamorati”. Poi il viaggio era ripreso.

Il 23-24 agosto: ultime telefonate di Gabrielle alla madre, Nichole Schmidt. 25 agosto: suo ultimo post Instagram. 30 agosto: alla mamma di Gabrielle arriva un sms dal telefonino della figlia, “Non c’è campo a Yosemite”. Il 1 settembre Brian rientra a casa dei suoi genitori a North Port in Florida, a bordo del furgoncino. Da solo. L’11 settembre la famiglia di Gabrielle ne segnala la scomparsa. Nei giorni seguenti la polizia contatta Brian Laundrie per interrogarlo, e lui si avvale del diritto di non rispondere.

La scomparsa del fidanzato Brian

Dopo la denuncia della scomparsa di Gabby, la polizia aveva interrogato Brian ma aveva poi riferito che il giovane non aveva fornito “alcuna informazione”. “Brian si rifiuta di dirci dove ha visto Gabby per l’ultima volta, o di spiegare perché l’abbia lasciata da sola tornando con il camper. Sono domande cruciali che esigono risposte immediate”, ha dichiarato la famiglia della ragazza in un comunicato.

Il 17 settembre i genitori di Brian denunciano la sua scomparsa. La polizia cerca ora Brian in un parco naturale in Florida, vicino a Sarasota. Per ora non trovano nulla. La polizia ha annunciato che sta trattando la scomparsa di Brian, dopo quella di Gabby, come “un caso di scomparse multiple”. Cosa sia successo non si sa.

Il ritrovamento del corpo di Gabby

Il cadavere di Gabby fu scoperto in un’area remota della Teton National Forest, in Wyoming. Per gli investigatori e i medici legali nessun dubbio: era stata strangolata. Brian invece fece perdere le sue tacce, e per settimane fu al centro di una vera e propria caccia all’uomo. Per giorni tentò di ingannare le autorità chattando tra il suo telefono e quello di Gabby, facendo credere che lei fosse ancora viva. Mentre lui, utilizzando la carta di credito della vittima, si dirigeva verso la Florida, dove vivono i suoi genitori.

Il ritrovamento del corpo di Brian

La fuga di Brian finì in una zona della Carlton Reserve di North Port. Il corpo fu trovato in un terreno che fino a pochi giorni prima era sommerso dall’acqua, un’area paludosa abitata da diverse specie di serpenti e alligatori. Da qui la difficoltà iniziali incontrate nell’identificare la vittima, col riconoscimento avvenuto grazie al fondamentale contributo della famiglia del ragazzo che partecipò attivamente alle ricerche. Accanto al cadavere, oltre all’agendina, uno zainetto e una pistola, quella con cui Brian si è suicidato. Sull’agendina inzuppata d’acqua e ammuffita gli investigatori sono riusciti a trovare la conferma di quella che sin da subito è stata la loro ipotesi. È stato Brian a uccidere la fidanzata. Poi si è tolto la vita.

Avatar photo

Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.