“Guardare a Londra” è il nuovo slogan della pubblicità-progresso. Giusto, ma non perché lì ci sia la ricetta magica. Semplicemente perché in Gran Bretagna i cittadini possono scegliere fra due idee di società e non fra due accampamenti ideologici. Hanno di fronte una destra e una sinistra, non come in Italia dove destra e sinistra sono etichette appiccicate sulle idee più disparate. Dove è di destra voler limitare gli abusi della giustizia ed è di sinistra l’utero in affitto. Dove è di destra liberare i contribuenti dai debiti di Alitalia ed è di sinistra voler tenere in vita l’ex Ilva con le sue perdite e i suoi veleni. Dove è di destra difendere la democrazia in Ucraina, e di sinistra strizzare l’occhio a Putin. Dove è di destra combattere il velo nero sul volto delle donne ed è di sinistra chiamarlo “tradizione”. Dove è di destra abolire l’abuso di ufficio che paralizza le attività pubbliche ed è di sinistra normare, regolare, inventarsi reati e sempre nuove autorità vigilanti. Dove stanno diventando di destra persino gli integrati dell’Intelligenza Artificiale e di sinistra gli apocalittici del “dove andremo a finire”. Dove sono di destra Nordio e Brunetta e di sinistra Casini e Marina Berlusconi.

I fortunati elettori inglesi scelgono fra un riformismo concreto e praticabile e una proposta conservatrice. Il Labour vince promettendo più servizi e la riparazione sociale di un liberismo che si è dimostrato più fanatico che selvaggio. Gli inglesi hanno messo ai margini posizioni politiche estremiste e reazionarie e dopo un giorno hanno un premier e un governo. Ma persino nelle democrazie più zoppicanti, Usa e Francia, si ritrova un senso logico. Se la sinistra americana cambierà candidato complicherà la vita a Trump, ma comunque proporrà un suo modello alternativo a quello dei repubblicani. E in Francia, la prova suprema voluta da Emmanuel Macron avrà un forte impatto emotivo, ma non lascia molti dubbi: il centro liberal e la sinistra radicale sono provvisoriamente uniti in nome di un pericolo più grande. Punto.

In Italia fioccano le formule. Nuove case riformiste e nuove margherite, per definizione “gambe” di qualcun altro: allargheranno la destra o la sinistra? Un gioco di formule appassionante, ma pur sempre un gioco. Una proposta politica è faticosa perché costringe ad uscire dal generico. Ma sarà l’unica che identificherà l’idea di società su cui si cerca il consenso. Ed anche i “corteggiatori”, come ad esempio Antonio Tajani o Elly Schlein, dovranno farsi due conti: può il centrodestra aprire ad una forza che vuole recuperare 120 miliardi di evasione fiscale e tassare gli extraprofitti delle banche, fare una politica euro green e rompere ogni monopolio corporativo? Può il centrosinistra approvare un programma che colpisce la giustizia politica, rende universale il delitto di gestazione per altri e non universale il diritto di aborto, non fa antifascismo senza fascismo, ritiene che l’unica pace possibile sia nella democrazia, ed è “durissima contro il crimine, durissima contro le cause del crimine” come recitava un impegno del Labour di Tony Blair?

Nella sit-com radiofonica “La Zanzara”, si fronteggiano due conduttori che recitano magistralmente le loro parti in commedia: Giuseppe Cruciani è il libertario di destra, David Parenzo il perbenista di sinistra. Da questa geniale trovata deriva l’irresistibile serie di paradossi comici. Ma qualsiasi elettore non tifoso, mentre si diverte, per 5 minuti sta con Cruciani e nei 5 successivi con Parenzo. Sta con il primo quando reclama libertà di pensiero contro la censura politically correct e sicurezza per i cittadini, con il secondo quando difende le democrazie assediate, l’ambientalismo e l’europeismo. E via ondeggiando, fino a sentirsi esasperati dalla sinistra ZTL e tentati dalla destra garantista, per poi subito dopo non poterne più della destra futurista e sentirsi riconquistati dalla sinistra costituzionale. Finché non ti viene il mal di testa e spegni la radio.

Sergio Talamo

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