Risposte all'odio
Nel Roma Club Gerusalemme: un modello di inclusione tra ebrei, cristiani e musulmani
Se durante una permanenza a Gerusalemme vi capitasse di fare una passeggiata nella signorile strada Rehov HaPalmach, a pochi passi dalla residenza ufficiale del presidente Israele Yitzhak Herzog, alzando gli occhi verso i balconi dei palazzi della Città Santa potrebbe capitarvi di scorgere una bandiera giallorossa della Roma, esposta fieramente dall’inquilino che abita lì.
No, non sareste in preda a un’allucinazione o a un inganno ottico, ma semplicemente avreste individuato l’abitazione di Samuele Giannetti, vicepresidente del Roma Club Gerusalemme, circolo di fedelissimi affezionati della squadra della Capitale che a ogni partita della Magica si riuniscono in casa del presidente Fabio Sonnino, anch’essa nell’elegante quartiere di Rehavia, per seguire e palpitare per le gesta dei giallorossi.
“Il club esiste dal 1998 – racconta il vicepresidente Giannetti – e nasce come primo Roma Club di tifosi romanisti in Asia”. Ed è nel cuore della città-culla della civiltà delle tre grandi religioni monoteiste che batte forte un cuore romano e romanista, e i componenti del club (Gianni Di Porto, Raffaele Terracina, lo stesso Fabio Sonnino e tanti altri iscritti) tradiscono nei cognomi le romanissime origini e – pur vivendo da anni in Israele – seguono con passione e amore le sorti della squadra. Tra tutti, Fabio, il presidente del club, è quello più attivo e acceso dei tifosi. Lui non è frenato neanche da una disabilità che lo costringe in carrozzina. Per spirito, ingegno e cuore è il socio più grintoso del club: oltre a ospitare la “torcida” nel suo salotto a ogni match della Roma, quando le condizioni glielo consentono, non esita a viaggiare in aereo da Tel Aviv per raggiungere la Magica ovunque scenda in campo.
Abbinata al tifo per la Roma, la scuola calcio è stata fondata nel 2008 e si è fatta cuore pulsante delle iniziative dell’associazione: dal 2018 vengono organizzati gli ASRoma Camp con allenatori qualificati messi a disposizione dalla società capitolina. Da diversi quartieri, ragazzini e ragazzine di tutte le estrazioni sociali, culturali e di diverse religioni, vanno al Roma Club a giocare a football e a divertirsi con allenatori professionali e uno staff qualificato. Bambini e adolescenti ebrei, cristiani, musulmani, in un coacervo di lingue ed etnie, si mischiano dando vita a una babele di usi, costumi e tradizioni, per ritrovarsi con un unico cuore in un’unica squadra e in un club che vieta gli insulti e ogni forma di violenza verbale come regolamento interno.
“È proprio dalle parole e dai comportamenti che inizia il rispetto – spiega Giannetti – e i nostri tecnici hanno ricevuto una preparazione specifica per lavorare con piccoli gruppi così eterogenei”. Le attività conviviali e di socializzazione sono numerose – ricorda ancora il vicepresidente – e le difficoltà nell’organizzare viaggi e trasferte, considerando anche i problemi legati alla sicurezza dei giovanissimi, non sono di poco conto. Difficoltà accresciute dopo le stragi del 7 ottobre e il conflitto conseguente. “Sette giorni dopo siamo tornati in attività, unica squadra nel Paese. Tutti i ragazzi sono venuti ad allenarsi, israeliani, arabi, ebrei, musulmani, armeni, etiopi e hanno sentito il bisogno di stare assieme, sostenersi l’un l’altro – prosegue Giannetti – e tutti assieme correvano al riparo nei bunker quando suonava l’allarme per l’arrivo dei missili”.
“Il gesto più bello – racconta Giannetti – è avvenuto quando abbiamo organizzato una colletta di aiuti per le famiglie sfollate del nord di Israele. Tre genitori di ragazzi musulmani sono venuti da me con somme importanti di denaro, dicendo che quei soldi servivano per aiutare chi era rimasto senza casa e per i soldati che stavano combattendo contro i terroristi di Hamas una guerra da vincere”. “A maggio scorso – conclude Giannetti – nell’ultima nostra uscita avevamo 32 ragazzini con noi, di cui 4 arabi israeliani, 4 arabi palestinesi, 3 arabi cristiani, 3 armeni, 2 drusi, 2 profughi israeliani sfollati dal nord di Israele e 14 ebrei israeliani. In pratica, la fotografia della convivenza e dell’armonia nel nostro Paese, della vita nello Stato di Israele”. Un esperimento sociale perfettamente riuscito, quello del Roma Club Gerusalemme. Un esempio da seguire e un viatico perché le nuove generazioni crescano con i valori della pace e del rispetto reciproco, nel segno dello sport.
© Riproduzione riservata







