La raccolta firme del Riformista
Perché siamo dalla parte di Israele e ci mettiamo la faccia: non intendiamo tacere di fronte al dilagare dell’odio antisemita mascherato da antisionismo

Questa non è solo una raccolta firme, non è l’ennesimo appello. Vuole essere un manifesto, nel senso proprio del termine: una dichiarazione esplicita di persone di ogni provenienza politica e culturale, di ogni fede e ispirazione, unite nell’intento di dare una voce alle ragioni di Israele. Perché lì è insita, profondamente, la ragion d’essere dell’Occidente e di quei valori di libertà e democrazia che oggi sono minacciati. E perché chi minaccia l’integrità e la sovranità dello Stato di Israele, per le ragioni che ne portarono alla costituzione, minaccia il diritto di ciascun ebreo nel mondo a vivere in sicurezza. «Per primi vennero gli ebrei…», sappiamo come è andata a finire.
Il perché della raccolta firme
Per questi motivi un gruppo di persone si è messo in moto, confrontandosi, consultandosi. E lungo quella strada, dalle preoccupazioni per le imminenti manifestazioni del 6 e 7 giugno, e per tutte le altre che si succederanno, e che inesorabilmente si riveleranno semplicemente espressioni dell’odio per Israele e dunque antiebraico, hanno voluto mettere nero su bianco il loro punto di vista. Netto. Con una iniziativa che doveva inizialmente maturare in tempi più diluiti, e che poi, nell’urgenza dell’agenda che corre, è diventata un’altra cosa: la raccolta di adesioni di chi, in tempi mai tanto difficili, mette nome e cognome, storia e vita al fianco di Israele. Senza paura. L’idea all’inizio sembrava ardita, nel clima che si respira; invece progressivamente è cresciuta, fino a diventare una valanga, mettendo insieme – a ieri pomeriggio – 620 sottoscrittori, ma le adesioni continuano a fioccare ora dopo ora. Personalità della politica, della cultura, dell’università, del mondo delle imprese e delle professioni. Commercianti, avvocati, giornalisti. Donne e uomini uniti dall’esigenza di dare voce – contro tutto e tutti – alla fiera e libera democrazia israeliana, con il Riformista che è diventato veicolo di questo piccolo grande sommovimento di coscienze.
Le adesioni sono arrivate, prima alla spicciolata, poi più spedite, mano a mano che la raccolta prendeva forma, con il coordinamento della chat WhatsApp animata da sette-persone-sette (Fiamma Nirenstein, Nicoletta Tiliacos, Niram Ferretti, Iuri Maria Prado, Bruno Spinazzola, Aldo Torchiaro, Claudio Velardi), che avevano deciso che era venuto il momento di darsi una mossa. E così sono arrivati Massimo De Angelis e Paolo Sorbi, cattolici pro Israele, le tante firme raccolte da Bruno Gazzo, Presidente della Federazione Associazioni Italia-Israele. E quelle portate dal gruppo Reim, da Udai – emergenza 7 ottobre, dall’Associazione Italia-Israele capitanata da Celeste Vichi. Dal bellissimo gruppo sardo Chenàbura – Sardos pro Israele. Dal gruppo Punto su Israele, ai giornalisti di Radio Radicale, al Gruppo Panem et circenses, all’Associazione Setteottobre.
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Le prime adesioni
Scoccata la scintilla, il manifesto ha preso rapidamente corpo e sostanza con le tantissime firme, espressione del panorama editoriale, di tutti coloro che sono stanchi dei troppi distinguo, dei rimandi e delle precisazioni di glossa. Oltre alla redazione del Riformista, Giuliano Ferrara e Giulio Meotti del Foglio. Paolo Liguori, Mario Sechi. Pierluigi Battista. Flavia Fratello. Davide Giacalone. Paolo Guzzanti. Tiziana Maiolo. Cinzia Leone. Antonino Monteleone. Barbara Palombelli. Carlo Panella. Alessandro Sallusti. Maurizio Tortorella, Daniele Capezzone. Ancora, Fabrizio Cicchitto, Margherita Boniver, Carlo Giovanardi, Alessandro Litta Modignani, Stefano Parisi. Francesco Storace. Lucetta Scaraffia, Anna Paola Concia. Innumerevoli, poi, gli intellettuali, esponenti dell’accademia, delle arti e dello spettacolo, dal filosofo Biagio de Giovanni a Paolo Macry a Giulio Sapelli, da Daniela Santus a Sergio Scalpelli. Il Generale Leonardo Tricarico. Il professor Ugo Volli. L’attivista Anita Friedman. Lo scrittore Daniele Scalise. Un elenco lunghissimo, lievitato sulle ali del coraggio e dell’orgoglio di voler sostenere, andando controcorrente, Israele nel momento più buio.
Tanti si aggiungeranno: questa prima giornata serve a dire a tutti che ci siamo e che chi vorrà cercare gli alibi per riprendere, in Europa, la caccia all’ebreo, troverà nei 620 nomi di oggi e nei tanti che si aggiungeranno domani i più strenui oppositori di ogni antisemitismo. Il messaggio all’indirizzo dei manifestanti del 6 e 7 giugno è chiarissimo: «Fermate l’odio antisemita, difendete le ragioni di Israele, la sicurezza, la libertà, i diritti degli ebrei in tutto il mondo».
La lista completa dei firmatari
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