L’occidente è sempre più lontano, Israele è sotto attacco. Basta bombe, basta morti a Gaza. Molti governi pensano a nuove sanzioni per mettere sotto pressione Gerusalemme allo scopo di fermare la guerra nella Striscia. Le manifestazioni per la Palestina sono ormai libere di poter esprimere l’odio verso lo Stato ebraico, represso fino a oggi dalla retorica della falsa memoria per la Shoah. Si sentono liberi di dire che Israele sta facendo ai palestinesi quello che Hitler ha fatto agli ebrei, utilizzandogli contro financo Marzabotto. Possono ricongiungersi alle “avanguardie” degli squadristi pro-Pal che nelle università impediscono ai figli di Abramo di parlare.

Arrivano a sostenere che l’accusa di antisemitismo è un ricatto che impedisce loro di battersi per l’occupazione di quella terra, difendendo però chi vieta l’ingresso nei ristoranti e nei pubblici esercizi agli ebrei e cancellando il 7 ottobre dalle loro dichiarazioni. Così come dalla loro memoria.

L’antisemitismo dilaga, si impossessa delle università, delle scuole, delle strade, dei muri delle città, delle piazze, dei media. La propaganda dell’Islam radicale invade le opinioni pubbliche occidentali. Hamas è l’unica fonte ufficiale per la stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione. E l’Europa, dopo anni di retorica contro il razzismo, guarda tutto ciò senza alcuna capacità di reagire, senza la forza di contrastare l’ondata di odio. Le leadership del vecchio continente, sotto la pressione delle élite accademiche e intellettuali che condizionano l’opinione pubblica, hanno abbandonato da tempo lo Stato ebraico al suo destino e fanno la voce sempre più grossa a sostegno della causa palestinese. Non si chiede più la liberazione degli ostaggi, non si chiede più il disarmo di Hamas, non si rivendica più il diritto all’esistenza di Israele.

Così arriviamo a questo drammatico momento della vicenda mediorientale senza avere nessuna voce in capitolo. Abbiamo lasciato per anni che fiumi di finanziamenti andassero ad armare e rafforzare Hamas, facendo si che i ricchi paesi arabi che foraggiano il terrorismo comprassero le nostre università, i nostri sport, le nostre città e contrastassero i loro stessi governi nel tentativo di isolare i Fratelli Musulmani. Subito dopo il 7 ottobre, sotto la pressione dei partiti ormai condizionati dalla propaganda dell’Islam radicale, abbiamo abbandonato Israele a sé stessa, lasciandola da sola a combattere contro Hamas, Hezbollah, Houthi e Iran. Eppure, quel terrorismo vuole cacciare gli ebrei dal Medio Oriente e vuole anche distruggere le democrazie occidentali, uccidere i cristiani in africa e i musulmani che provano ad opporsi. La sopravvivenza dello Stato ebraico è la nostra sopravvivenza, eppure…

Se l’Europa fosse stata al fianco di Israele nella sua guerra contro il terrorismo, se avesse combattuto unita per la sicurezza di Gerusalemme come ha fatto per Kyiv, oggi avrebbe la forza politica di condizionare le scelte di Netanyahu. Se avesse affrontato la realtà ammettendo che i nemici di entrambe le guerre sono gli stessi, che attaccano con le stesse armi, con le stesse potenti relazioni diplomatiche, con gli stessi droni, il vecchio continente oggi avrebbe la forza politica di mettere un punto fermo, proponendo una soluzione per liberare i palestinesi da Hamas, dall’odio antisemita, dalla cultura della morte e del martirio. Se avessimo condannato con forza la vergogna del considerare Israele l’aggressore e non la vittima, oggi potremmo fermare questa guerra.

Chiedere di fermare la guerra senza dare una soluzione per la sicurezza degli israeliani è velleitario e rende i governi occidentali funzionali agli scopi alla propaganda di Hamas. Ma siamo ancora in tempo. L’Europa e la Gran Bretagna possono oggi assumere un’iniziativa con la Lega Araba e gli Stati Uniti per non lasciare soli gli ebrei d’Israele. Far entrare a Gaza un’amministrazione ANP, disarmare e smantellare Hamas con forze militari dei paesi sunniti, iniziare la ricostruzione nella Striscia sciogliendo Unrwa e ricostruendo scuole palestinesi che formino una generazione pacifica. Israele è una democrazia ancora forte. Gli israeliani sapranno scegliere la leadership in grado di garantire la loro sicurezza e svolgere un ruolo propulsivo nel processo di stabilizzazione del Medio Oriente. Ora, anche se esausti, hanno bisogno di questo. E l’occidente devastato deve salvare sé stesso dagli incubi di un passato che sta prepotentemente tornando.