Il caso a Bergamo
Non sa dov’è la salma del padre morto di coronavirus, lo scopre con la fattura per la cremazione
Non sapeva dove fosse la salma del padre. Questo per alcune settimane. Sapeva che era stata trasportata fuori Regione, lontano da Bergamo. Come centinaia di altre bare trasferite perché nei cimiteri non c’era più posto. Soltanto l’arrivo di una fattura ha poi chiarito le cose: il padre di Cristina, morto a causa del coronavirus, era stato trasportato a Ferrara.
Nella fase più drammatica i cimiteri e i forni crematori di Bergamo non sono riusciti a sopperire all’emergenza. Le immagini dei convogli militari che, a partire dal 18 marzo, hanno dovuto trasferire le salme altrove hanno fatto il giro del mondo e sono diventate l’immagine stessa della tragedia che aveva colpito la bergamasca. Si stima che sono state oltre 900 le vittime trasportate fuori dalla provincia e dalla regione. Ferrara, Udine, Alessandra, alcune delle destinazioni delle salme. Tra queste anche quella del padre di Cristina.
La donna ha raccontato a Rainews24 di aver saputo attraverso la fattura – di 777 euro e 47 centesimi per la cremazione – dove fosse stato trasferito il padre. “Ogni volta che penso a quella tassa, penso al viaggio di mio padre, e penso che anche io avrei voluto fare quel viaggio con la cassa di mio padre”. La provincia di Bergamo è stata per larghi tratti l’area più colpita dalla pandemia da coronavirus. I contagiati totali, secondo i dati al 22 aprile, sono stati 10.848. In Lombardia, la Regione più colpita d’Italia, 69.092, 12.740 i morti.
“Siamo tantissime persone – ha dichiarato nell’intervista a Giuseppe La Venia – abbiamo quasi tutti la stessa storia. C’è anche chi ha avuto storie peggiori: c’è chi ha avuto urne perse, bare che non si sono trovate, alcune solo dopo due settimane”.
Alla tragedia per la scomparsa dei propri cari si è aggiunta ogni volta il dramma di non poter loro dare un ultimo saluto e il conforto delle ultime ore. “Non abbiamo avuto il tempo di tenergli la mano, dargli una carezza. Io sono stata anche fortunata di poterlo vedere in quella bara”, ha detto la donna. Domani la famiglia presenzierà alla tumulazione dell’uomo: un procedimento di 15 minuti che non prevede benedizione né lapide.
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