Una giornata romana che spacca la già traballante alleanza di centrodestra. La visita del premier ungherese Viktor Orbán nella capitale, dopo la recente vittoria nelle elezioni nel suo Paese, un risultato netto nonostante i sondaggi della vigilia, getta ulteriore benzina sul fuoco del rovente centrodestra.

Il primo ministro magiaro ha prima incontrato Papa Francesco in Vaticano. Un colloquio di 40 minuti in cui il premier populista di destra ha incassato dal pontefice argentino le lodi per l’accoglienza dei profughi ucraini in fuga da conflitto in patria.

Regalando al premier ungherese il medaglione che ritrae San Martino mentre divide il suo mantello per darlo al povero, nel corso del colloquio a porte chiuse nella Sala della Biblioteca durato 40 minuti papa Francesco ha fatto riferimento all’opera che sta conducendo l’Ungheria per la protezione dei rifugiati che arrivano dall’Ucraina.

Ma sul piano politico l’incontro più importante è stato quello con il segretario della Lega Matteo Salvini. Un segnale non indifferente quello dell’incontro col leader del Carroccio, avvenuto all’Accademia d’Ungheria a Roma. Un incontro ‘anomalo’ tra un Salvini che, col governo Draghi, supporta pienamente le istanze di Kiev, e un Orbán  che invece è il più filo-russo tra i politici europei.

Secondo una ‘velina’ leghista, Salvini nel vertice ha ricordato ad Orbán delle imminenti elezioni amministrative e politiche in Italia, dicendo “convinto” che “il centrodestra vincerà”. Tra i due vi sarebbe stata ampia sintonia su alcuni temi, come “il contrasto all’immigrazione illegale, la necessità di abbattere il carico fiscale per famiglie e imprese, per lavorare a un progetto di centrodestra europeo chiaramente alternativo ai socialisti, per difendere i valori e le radici dell’Occidente”.

Salvini che era stato il primo a congratularsi per il successo del leader populista di Budapest: “Da solo contro tutti, attaccato dai sinistri fanatici del pensiero unico, minacciato da chi vorrebbe cancellare le radici giudaico-cristiane dell’Europa, denigrato da chi vorrebbe sradicare i valori legati a famiglia, sicurezza, merito, sviluppo, solidarietà, sovranità e libertà, hai vinto anche stavolta grazie a quello che manca agli altri: l’amore e il consenso della gente. Forza Viktor, onore al libero Popolo ungherese“, aveva scritto sui social.

Ma il messaggio che emerge dall’incontro tra i due è anche quello di un legame forte mentre nella galassia della destra populista sono in corso forti smottamenti. Dopo l’invasione russa in Ucraina Orbán si è trovato di fatto isolato dai Paesi del gruppo di Visegrad, Polonia, Slovenia e Repubblica Ceca, che hanno disertato recentemente un vertice comune per protestare contro la mossa di Budapest di opporsi al transito delle armi per l’Ucraina e spingendosi a valutare anche il pagamento in rubli del gas russo.

Altro punto chiave della visita romana del primo ministro ungherese riguarda invece l’altra leader della destra italiana, Giorgia Meloni. La presidente di Fratelli d’Italia non aveva fatto mancare i complimenti a Orbán per la vittoria alle elezioni, ma sulla guerra in Ucraina ha sin da subito sposato posizioni fortemente atlantiste, come la Polonia di Mateusz Morawiecki. Risultato? I due non si sono incontrati, ribadendo così non solo la distanza tra la stessa Meloni e Orbán, ma anche la separazione di fatto tra leader di FdI e Matteo Salvini, ormai ai ferri corti anche per la gestione delle alleanza in vista delle amministrative.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia