La Regione Lazio ha deciso di disporre una “zona infetta provvisoria”, con misure stringenti, e una “zona di attenzione” per contenere e contrastare la peste suina. La decisione, a due giorni dalla scoperta del primo caso a Roma, riguarderà un’ampia area intorno al parco dell’Insugherata. Alla base della comparsa della malattia a Roma ci sono presumibilmente i cinghiali sempre più fuori controllo e lo smaltimento non corretto dei rifiuti. Il caso è stato individuato dall’Istituto zooprofilattico del Lazio e confermato dallo Zooprofilattico Umbria e Marche, riferimento nazionale su questa malattia.

Finora i casi erano stati individuati tra la provincia di Genova e il Piemonte. Quello della peste suina è un “tema su cui mettiamo, anche in questo caso, la massima attenzione, in sintonia chiaramente con i territori che sono maggiormente coinvolti, e il sottosegretario Costa lo seguirà quotidianamente”, ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a SkyTG24. A scanso di equivoci si chiarisce: non si può parlare di nessuna emergenza al momento, neanche per i prodotti alimentari, si tratta di misure per lo più di precazione.

Questa sorta di “zona rossa” configurerà una sorveglianza rafforzata dei cinghiali, campionamento e analisi di eventuali carcasse e il loro smaltimento in sicurezza. Le zone dovranno essere indicate da cartelli: vietato dare cibo agli animali, organizzare pic nic ed eventi. Saranno recintati i cassonetti di rifiuti per negare l’accesso ai cinghiali e controlli saranno attivati anche presso gli allevamenti di suini e animali che ricadono o sono limitrofi alla zona. Fuori dalla zona infetta provvisoria viene identificata una “zona di attenzione”. L’ordinanza inoltre dispone la chiusura dei varchi di accesso alla zona infetta dal versante nord.

La preoccupazione maggiore è che la peste si diffonda negli allevamenti. Come ha dichiarato a Il Messaggero Alberto Laddomada, già dirigente responsabile per la sanità animale della Commissione europea, già direttore generale dell’istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, la peste suina, che è una “malattia causata da un virus, è considerata la principale patologia contagiosa del suino a livello mondiale. È caratterizzata da una elevata letalità; se si diffonde all’interno di un allevamento, nel giro di qualche settimana può portare a morte fra il 70 e il 90 per cento di maiali. In questo momento, ci sono oltre 50 Paesi del mondo dove è stata riscontrata”.

La peste suina non è una malattia che si trasmette agli esseri umani. “Neanche l’eventuale ingestione di carni infette può causare un problema per l’uomo”, mentre la stessa carne infetta può trasmetterla a distanza ai suini. “Il numero dei cinghiali che si trovano in Italia è aumentato negli ultimi 10-20 anni. Quando sono così numerosi tendono ad abbandonare i loro habitat naturali, a portarsi vicino alle città e si alimentano dei rifiuti”. Per combattere l’epidemia a livello internazionale sono state imposte restrizioni al commercio di alimenti che riguardano i Paesi infetti.

Oltre alle misure protettive, recinzioni e altro, “credo e mi auguro che si possa fare anche una riflessione per togliere sensibilmente la popolazione dei cinghiali. Rispetto le sensibilità di tutti gli animalisti e ambientalisti ma siamo di fronte all’emergenza e deve essere affrontata con strumenti emergenziali, e pensare anche ad un piano di selezione per ridurre il numero della presenza dei cinghiali”. Così il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, delegato dal ministro Speranza all’emergenza peste suina, a Mi Manda Rai Tre.

Che cos’è la peste suina

La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia virale, altamente contagiosa e spesso letale che colpisce suini e cinghiali. Ha un vasto potenziale di diffusione. Se dovesse continuare a diffondersi comporterebbe pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino, con gravi danni sia per la salute animale (abbattimento obbligatorio degli animali malati), che per il comparto produttivo suinicolo e sul commercio comunitario ed internazionale di animali vivi e dei loro prodotti (dai Paesi infetti è vietato commercializzare suini vivi e prodotti suinicoli). L’Organizzazione mondiale per la sanità animale ed il nuovo regolamento di sanità animale della Commissione Europea annoverano la PSA nella lista delle malattie denunciabili.

Qualunque caso, anche sospetto, deve essere denunciato all’autorità competente, come previsto già dal Regolamento di polizia veterinaria. Il virus appena riscontrato è geneticamente diverso da quello che circola in Europa, e in Italia in particolare in Sardegna, da alcuni anni. L’Italia dal 2020 ha elaborato un piano di sorveglianza nazionale contro l’epidemia. Il ministero della Salute ha diffuso da tempo alcune raccomandazioni per prendere precauzioni non dare possibilità alla malattia di diffondersi.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.