Sei a casa. Ospiti amici e amiche per un totale, te compreso, di sette persone. Ordini panini e pizze grazie ai delivery e alle 22.15 ti ritrovi sotto la tua abitazione, al primo piano di una traversina di piazza Vittoria, nel centro di Napoli, tre gazzelle e una decina di carabinieri che, poco dopo, bussano alla porta di casa.

E’ successo domenica sera, primo novembre, nel capoluogo partenopeo. “Mi servono i documenti di tutte le persone presenti” ha intimato uno dei militari al padrone di casa, l’avvocato Andrea Cotumaccio. Il professionista non si è lasciato spaventare e ha chiesto spiegazioni: “Lei è all’ingresso di casa mia, le sto chiedendo se ha un motivo valido per entrare senza un regolare mandato”. “Stiamo effettuando un controllo, gentilmente mi dà i documenti di tutte le persone presenti? Affacciate al balcone ho visto più di una ragazza ed al momento ho solo 5 carte d’identità” ha replicato il carabiniere.

Non è chiaro se a sollecitare l’intervento dei militari dell’Arma sia stata una segnalazione dei vicini di casa. “Eravamo in sette – spiega l’avvocato Cotumaccio -, stavamo ascoltando musica da Youtube e avevamo appena finito di mangiare. Tra l’altro erano da poco passate le 22 e il coprifuoco scatta dalle 23”. Una situazione paradossale rientrata nel giro di una mezz’ora. “Dopo aver fornito loro tutti e sette i documenti, sono scesi e hanno fatto controlli al terminale per una ventina di minuti. Nel frattempo – spiega il legale – sono rimasti all’esterno della porta di casa mia due carabinieri”.

“Bisognerebbe che tutti capissero che abbiamo dei diritti, io per fortuna li conosco perché sono avvocato ma sono gli stessi diritti che tutti cittadini vedono oramai calpestati da una serie di provvedimenti che difficilmente riescono ad interpretare” commenta Cotumaccio.

Il controllo si è poi concluso senza alcuna sanzione anche perché nel Dpcm del 13 ottobre scorso il Governo “raccomandava” di ospitare in casa un massimo di sei persone. Una precisazione doverosa dopo le parole del ministro della Salute Roberto Speranza che aveva parlato di vietare le feste private e di affidarsi anche alle segnalazioni dei privati cittadini per i controlli.

Il premier Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa per presentare il Dpcm, aveva poi rassicurato: “Non manderemo le forze di polizia nelle abitazioni private, però dobbiamo assumere comportamenti prudenti”. 

Nei giorni successivi, Il Riformista ha poi svelato i retroscena delle retromarcia, doverosa, dell’Esecutivo. “È stata la polizia e il ministero delle polizie a evitare che l’Italia diventasse uno stato di polizia dove uomini in divisa possono entrare a qualunque ora nelle abitazioni private per verificare il numero di quanti siedono intorno ad un tavolo o davanti a una tv per vedere una partita della Champions” scriveva il 15 ottobre scorso Claudia Fusani

E’ stato lo stesso capo della Polizia Franco Gabrielli a far ragionare il Governo con un appunto di una pagina e mezzo dal titolo “Ipotesi riguardanti gli assembramenti destinati a svolgersi nei luoghi di privato domicilio”.

“Si fa riferimento – si legge nell’appunto – all’ipotesi emersa in queste ore di inserire nel Dpcm previsioni volte a consentire al personale delle forze di polizia di accedere ai luoghi privati e di privato domicilio al fine di verificare l’eventuale esistenza di raduni o assembramenti di persone oltre il limite consentito. Al riguardo si fa presente che la soluzione prospettata non sembra agevolmente praticabile alla luce dell’articolo 14 della Costituzione che riconosce l’inviolabilità del privato domicilio”. Tra citazioni di sentenze della Corte Costituzionale e rinvii a fonti di legge primaria, il Capo della polizia dimostra come sia impossibile impedire i party privati. Le eccezioni all’articolo 14 della Carta sono possibili “solo nei casi e nei modi stabiliti dalla legge e nel rispetto delle garanzie”. La restrizione del diritto, ovvero le perquisizioni di privati sono possibili solo se trovano fondamento in fonti primarie (leggi e non Dpcm) e autorizzate dalla magistratura. Anche in caso di «tutela della salute dell’incolumità pubblica» vale la riserva assoluta di legge e di giurisdizione.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.