"ForgIA è pensata per aiutare le imprese a colmare il divario e crescere"
Produttività, competenze, investimenti: la nuova linea di Biffi per il quadrilatero di Assolombarda. “Tradurre in realtà il potenziale dell’IA”
Il presidente dell’associazione, Alvise Biffi, presenta la sua visione per il quadriennio 2025–2029: concretizzare il potenziale dell’IA e colmare il divario di rendimento delle aziende italiane. “Qui l’impresa può fare la differenza, diventando un traino per il Paese”
Con un piano articolato su tre direttrici, produttività, competenze e attrazione di investimenti, Alvise Biffi, presidente di Assolombarda, delinea le priorità per il quadriennio alla guida dell’associazione che rappresenta le imprese lombarde. Il “quadrilatero dello sviluppo” – Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia – come lui stesso lo definisce – è il cuore manifatturiero e innovativo del Paese, ma deve affrontare sfide complesse: dall’integrazione dell’intelligenza artificiale all’emergenza competenze, passando per l’energia e i rischi di mercato legati a dazi e cambi.
Quali sono le priorità strategiche che si è posto per il quadriennio 2025–2029?
«Aumentare la produttività deve essere il nostro obiettivo prioritario. Per riuscirci, occorre ripensare profondamente il modo di fare impresa. Al centro del mio programma c’è proprio questo: tradurre in realtà il potenziale dell’innovazione, integrando in modo concreto l’IA nei processi produttivi. Il nostro territorio – Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia – rappresenta un vero e proprio “quadrilatero” dello sviluppo, capace di generare il 13,6% del PIL nazionale. Un risultato che ci riempie di orgoglio, ma che porta con sé una grande responsabilità. È qui, più che altrove, che l’impresa può e deve fare la differenza, diventando motore del cambiamento e traino per il Paese. Siamo consapevoli di vivere un momento cruciale: la rivoluzione digitale è già in corso. Affrontarla e vincerla è la condizione indispensabile per restare competitivi e garantire un futuro di crescita per le imprese».
All’Assemblea lei ha parlato del progetto ForgIA. Di cosa si tratta?
«Di un progetto che si pone l’ambizioso obiettivo di colmare il gap di produttività delle nostre imprese ponendo al centro l’enorme patrimonio rappresentato dai dati industriali. Da un lato il tessuto produttivo del territorio è rappresentato per il 95% da microimprese – che rispetto ai competitor tedeschi mostrano un ritardo di produttività del lavoro del -16% – dall’altro il mercato italiano dell’IA ha raggiunto quota 1,2 miliardi di euro, ma l’adozione riguarda per il 59% le grandi imprese, per il 15% le medie e per il 7% le piccole. Da questa consapevolezza nasce ForgIA, un’iniziativa di Assolombarda pensata per aiutare le imprese a colmare il divario e crescere. Si tratta di un ecosistema di dati aperto ma protetto, in cui le aziende collaborano per sviluppare tecnologie, standard comuni, infrastrutture e mercati, continuando a competere su prodotti e servizi. L’obiettivo è chiaro: aumentare la produttività creando un vero ecosistema di dati condivisi, da cui “forgiare” soluzioni di IA su misura per il sistema produttivo».
Quali risultati si potrebbero ottenere?
«I risultati potenziali sono significativi: un aumento del 10% della produttività nelle micro, piccole e medie imprese del territorio potrebbe generare 2,4 miliardi di euro di valore aggiunto, pari a una crescita dello 0,8% del PIL del quadrilatero. E, se estendiamo l’iniziativa a livello nazionale, con un incremento del 5% della produttività, il beneficio complessivo arriverebbe a 9 miliardi, con un impatto positivo dello 0,4% del PIL italiano».
In termini di competenze, cosa si deve ancora fare?
«Dietro ogni innovazione ci sono le persone, quell’intelligenza umana che rende possibile il progresso. Oggi però le competenze rappresentano una vera emergenza: sul territorio, il 47,2% delle figure ricercate dalle imprese è introvabile, soprattutto profili tecnici e professioni emergenti indispensabili per la trasformazione digitale e l’adozione dell’IA. Serve un piano strategico nazionale per le competenze, con crediti d’imposta solidi e una visione di sistema che dia la possibilità alle imprese di avviare importanti percorsi di reskilling utili a riqualificare verso le nuove esigenze le mansioni destinate a scomparire. È essenziale, inoltre, rafforzare l’alleanza tra scuole, università, ITS, centri di ricerca e aziende, per formare competenze coerenti con le sfide di oggi. Assolombarda lavora da anni in questa direzione, ma serve un salto di qualità: solo puntando sull’innovazione che nasce dal talento delle persone potremo costruire un futuro competitivo, che significa sia non perdere giovani competenti a vantaggio dell’estero sia attirare qui i migliori talenti internazionali».
Quanto incide la crisi energetica che stiamo vivendo?
«Il costo dell’energia è una delle questioni più critiche per la capacità delle imprese di innovare. Nel breve periodo è indispensabile accelerare sulle rinnovabili, superando lentezze autorizzative e vincoli infrastrutturali. Nel medio-lungo termine dobbiamo guardare a tutte le tecnologie competitive, dai gas verdi come biometano e idrogeno al nucleare di nuova generazione. È essenziale anche lavorare sull’efficienza: consumare meno e meglio grazie a innovazione, circolarità e recupero. Ad esempio, il teleriscaldamento alimentato dal calore dei data center potrebbe portare calore, permettendo di sostituire impianti termici obsoleti. Integrando data center e teleriscaldamento, a livello italiano, potremmo ridurre 5,7 milioni di tonnellate di CO2 l’anno e ottenere un beneficio economico di circa 1,7 miliardi di euro».
Che tipo di politiche industriali auspica dal governo per sostenere il sistema produttivo?
«Ridurre la burocrazia deve essere una priorità per non frenare i territori più produttivi. Solo considerando Milano, il costo della burocrazia è di 6,1 miliardi di euro all’anno, un problema che influisce sulla competitività e disincentiva gli investimenti. Dal Governo ci aspettiamo di più anche nella prossima Legge di Bilancio sul fronte dell’innovazione. È fondamentale concentrare risorse per stimolare ricerca e sviluppo: nel 2024 la Germania ha destinato 44,9 miliardi a questa partita, noi 13,5. Dopo anni di investimenti sull’hardware, quello che chiediamo è una misura con incentivi forti e chiari che punti su formazione, beni immateriali, software e servizi, per creare valore e produttività. Inoltre, occorre rafforzare Private Equity e Venture Capital, ancora poco diffusi e quantitativamente ridotti: appena 9 miliardi di euro in Italia nel 2024 contro 26 miliardi in Francia».
L’effetto dazi spaventa il tessuto industriale lombardo?
«Oltre ai dazi bisogna considerare il tema del rafforzamento dell’euro sul dollaro, un ‘dazio implicito’ che colpisce le esportazioni e riduce la competitività. Il tasso di cambio euro/dollaro si è apprezzato del +2,9% in media d’anno tra il 2024 e il 2025, più del 13% se confrontiamo gli ultimi valori rispetto a inizio gennaio 2025. Per molte imprese significa margini e ordini a rischio, soprattutto nei settori manifatturieri più esposti all’export. L’impatto di dazi e cambio euro/dollaro supera in Italia i 7 miliardi di euro nel breve periodo, con 900 milioni di vendite estere a rischio nel nostro territorio. Nel lungo periodo è possibile che i nostri prodotti vengano sostituiti. Non possiamo limitarci ai ristori: serve una strategia industriale e commerciale di lungo periodo, investendo in innovazione e qualità per rendere il made in Italy centrale nelle catene globali e diversificando i mercati».
Come si intende valorizzare il quadrilatero strategico Milano, Monza Brianza, Lodi, Pavia?
«Con la squadra di presidenza abbiamo definito 3 linee d’intervento strategiche per i prossimi 4 anni: produttività, talenti e investimenti. Abbiamo quindi avviato 42 progetti operativi in ambiti come internazionalizzazione, energia, competenze, start-up, digital transformation e welfare. L’obiettivo è quello di rafforzare il sistema industriale attraverso un piano ambizioso ma concreto, che coniuga crescita economica, innovazione e coesione sociale, rafforzando il quadrilatero come motore dello sviluppo nazionale».
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