Il ricordo
Quando Angelo Guglielmi voleva Venezia ma si ritrovò candidato a Pomezia…
Era la campagna elettorale, se non ricordo male, del 2002. Lavoravo all’Unità e il direttore, Furio Colombo, mi chiese di seguire una giornata di Angelo Guglielmi, che era il candidato di sinistra a sindaco di Pomezia. Conoscete Pomezia? Un paesone industriale alle porte di Roma verso la pianura pontina. Raggiunsi Guglielmi che alloggiava in un Hotel che affacciava sulla superstrada. Oggi si chiama Hotel Antonella, allora aveva un altro nome. Con Guglielmi c’era Piero Chiambretti, che lo avrebbe aiutato in tutti gli incontri previsti per quel giorno. Li seguii per la mattinata e poi nel pomeriggio, in decine di incontri nel centro di Pomezia.
Era curioso il modo di porsi di Guglielmi. Aggressivo con gli elettori, sferzante coi commercianti, scocciato con gli operai. Non sembrava morir dalla voglia di vincere le elezioni. Verso le otto di sera si ritirò in albergo e mi chiese se volevo fermarmi a cena con lui. Accettai. Chiacchierammo di politica e quando si arrivò alla frutta, presa un po’ di confidenza, gli chiesi: ma perché ti sei candidato a Pomezia? Lui abbassò il tono della voce, si avvicinò come per parlare senza farsi sentire, e mi confessò il segreto.
“Sono un po’ sordo – mi disse – e quando mi telefonò Veltroni per propormi la candidatura io capii Venezia. Ero felice di fare il sindaco di Venezia. Pieno di idee. Tre giorni dopo scoprii che ero candidato a Pomezia, ci rimasi male ma siccome sono anche timido mi vergognai di ritirarmi…”.
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