Nell’eterno talk show della politica italiana, l’obiettivo è conquistare i tifosi, i loro click e il loro finto sdegno. Servono soltanto pretesti. Oggi tocca alla privacy, tema delicatissimo che riguarda la qualità della democrazia e la dignità individuale. Invece, il derby è sempre e solo fra slogan. Sugli spalti, gli indomiti Schlein e Conte intonano il ritornello della richiesta di dimissioni.

In campo c’è il governo, asserragliato a difesa del Garante: la sua nomina risale ai tempi del Conte 2, dice. Come se facesse differenza chi ha nominato chi e chi risponde a chi. Nella bufera che tutto travolge, si tralascia il merito della questione: il confine fra cronaca e lesione dell’intimità delle persone. Una moglie tradita, nel caso specifico. Una donna che si è vista trascinata senza colpe sull’altare della gogna pubblica, come in un mesto rito medievale. Nel solito lampo che ormai separa la norma dalla caciara, si smette di discutere di privacy per concentrarsi sulle poltrone del Garante. Si sorvola sul giornalismo d’inchiesta, i suoi diritti e i suoi limiti, per concentrarsi su un ben preciso giornalista, convinto di avere solo i primi e non i secondi. E si dimentica completamente l’equilibrio fra i poteri, come se un’Autority fosse un’associazione privata che si può impallinare secondo le proprie convenienze politiche.

Sangiuliano, Boccia e le intercettazioni

Insomma. Ci fu un colloquio fra lui e lei, in cui, per scelta di lui, ascoltava anche “l’altra”, e registrava pure. E fin qui la responsabilità di Sangiuliano e Boccia, per dei gesti senza stile e senza rispetto. Ma saranno pure fatti loro, o no? A che titolo abbiamo intinto la nostra morbosità in una storia piccante come mille altre, indifferenti al dolore e all’umiliazione di una donna per cui quella storia era invece la “sua” vita che si incrinava? Non è certo la prima volta, e purtroppo non sarà l’ultima. Sia il codice penale sia quelli deontologici vietano espressamente tali comportamenti. Ma certe malattie non si possono guarire finché i malati si sentono invincibili e impuniti. Solo che a forza di sbirciare dal buco della serratura, abbiamo infranto ogni porta. Chiunque abbia un ruolo pubblico viene spogliato della sua umanità, come se non potesse più sbagliare, commuoversi, sussurrare, scendere a patti con la vita.

Oggi sotto schiaffo sono Federica Corsini e il Garante, domani saremo tutti ricattati non da un semplice smartphone ma dai satelliti che nel frattempo qualcuno sta sparando in orbita a raffica. Nel frattempo, scompaiono ogni giorno di più i politici, i magistrati, i giornalisti veri. Conta solo chi vince la gara del moralismo sulla pelle degli altri, per far godere tutti delle loro sventure. Nella Repubblica dello sputtanamento, nella civiltà che non cerca più la verità ma la nudità, non si combatte più sulle idee, ma sulle intercettazioni, i video tagliati, i vocali rubati, gli screenshot di una chat. Crediamo così di allargare la libertà, mentre la perdiamo.