Cultura
Revival anni ’80, tutti pazzi per il decennio dell’effimero
Di Paolo: Domanda troppo impegnativa! Mi sforzo di essere ottimista. D’altra parte, raccontando tre vicende personali, e tre vite nuove, non potevo che aprirmi a qualche speranza. Tuttavia, sento da troppi anni una implacabile delusione: rispetto al paesaggio politico; rispetto a quello che potremmo essere non siamo. Dunque non soffro di nostalgie vere e proprie, semmai di una nostalgia di futuro. Mi sono sentito ripetere per anni «Voi giovani siete il nostro futuro», e ora che ho trentasei anni mi dico: è passato il mio futuro e non me ne sono accorto? In un mio romanzo di qualche anno fa, Dove eravate tutti, facevo i conti con la mia infanzia negli anni declinanti della prima Repubblica, con la tarda infanzia e adolescenza che ha avuto per fondale gli anni di Berlusconi. E poi? Poi niente. Il niente. E non è un caso che a questo punto qualcuno guardi addirittura con rimpianto agli anni di Craxi…
Morando: Il rimpianto di Craxi ha ragioni politiche vere, su cui si può discutere, ma anche strumentali. Voglio dire: benissimo ragionare e confrontarsi sulla vicenda storica del Craxi uomo di partito e di governo, e dunque di Stato, su come e quanto l’Italia è cambiata in quel periodo. La distanza del tempo allunga la prospettiva e con essa la possibilità di riflessione da parte degli storici. Poi però c’è appunto il pericolo della strumentalizzazione, sempre in agguato, delle schermaglie giornalistiche per tirare l’acqua al proprio mulino: il che ci dice che forse tempo deve trascorrerne ancora. Per essere più chiari: della vicenda politica di Craxi fa parte a pieno titolo anche Tangentopoli, il metodo storico non può procedere come quando si va al ristorante, ordinando alla carta. Io ho una quindicina di anni più di te, negli anni del craxismo ero interessato solo al rock e non mi accorgevo di tante cose.
Ora però ho tre figli, equamente distribuiti tra medie superiori, inferiori e scuole elementari. E tremo pensando al loro futuro, alle loro spalle sui cui, banalmente, graverà il peso del debito pubblico esploso esattamente in quegli anni. E sempre a proposito del rimpianto di Craxi, rispolvero un episodio che ho riportato nel mio primo libro, Dancing Days: di quando all’inizio del 1979 una pubblicazione del Psi, Garofano, se ne uscì con una fanciulla a seno nudo che beveva una bibita, a piena pagina, e la scritta Io voto socialista, e tu?. Pagina che venne quasi subito ritirata, dopo la protesta delle donne del partito e una discreta polemica giornalistica. Ma intanto il sasso era stato lanciato. E come per gli hater ante litteram di Radio Parolaccia, mi pare che da allora siamo rimasti sempre lì, no?
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