Il guanto della sfida, per la primavera della giustizia, è lanciato. A Rimini, alla chiusura del Meeting di Comunione e Liberazione, applausi scroscianti ed entusiastici hanno travolto e commosso la presidente del Consiglio. Potrebbe essere Giorgia Meloni in persona, nella sua veste di leader politica, a guidare il suo partito e l’intera maggioranza parlamentare verso la richiesta – per la primavera prossima – del referendum confermativo sulla riforma della giustizia. E sfidare così le minoranze politiche.

Ma soprattutto coloro che tentano le “invasioni di campo”. Quella “minoranza di giudici politicizzati che provano a sostituirsi al Parlamento e alla volontà popolare”. È un vero appello, una chiamata alle armi, se pure nel recinto delle istituzioni, quello che Meloni ha proposto al popolo di CL. E quando la sua voce si è fermata per una breve pausa, quasi un sospiro, dopo aver pronunciato la parola “giustizia”, il volume degli applausi si è fatto appassionato. E le telecamere hanno inquadrato la prima fila, con il volto sofferto di Roberto Formigoni, che ha pagato per un’accusa ingiusta e anche per l’accanimento di un ministro tra i più improbabili, che di nome faceva Bonafede.

Applaude con partecipazione anche Maurizio Lupi, l’ex ministro costretto alle dimissioni per il regalo di laurea a suo figlio in un’inchiesta che evaporerà prima ancora di cominciare. Naturalmente l’allora premier Matteo Renzi non gliele aveva chieste, quelle dimissioni. Naturalmente. C’era come sempre l’ipocrisia dell’opportunità politica. La riforma della giustizia è oggi per tutti loro, a partire dalla memoria di Silvio Berlusconi, la speranza e lo scoglio: hic Rhodus, hic salta. Anche se, sul piano della tecnica parlamentare, la strada è tutta in discesa.

Riforma giustizia Il secondo passaggio, poi il Referendum

Camera e Senato hanno già votato una prima volta in favore della separazione delle carriere tra requirenti e giudicanti, oltre che per la riforma del Csm. Il secondo passaggio, con la terza e la quarta lettura, sarà quasi un atto notarile. Si potrà fare in tempi brevi. A quel punto non resterà che applicare l’articolo 138 della Costituzione che attribuisce, oltre che a 500mila cittadini e a 5 Consigli regionali, a un quinto dei parlamentari la possibilità di accedere alla consultazione popolare per far approvare una norma costituzionale che nell’approvazione delle Camere non abbia superato i due quinti dei consensi. E Meloni ha mostrato con chiarezza le proprie intenzioni. Del resto, lo stesso Guardasigilli Carlo Nordio e il viceministro Francesco Sisto hanno da tempo dato questo appuntamento politico per la primavera del 2026, come il più atteso sulla giustizia. Quello destinato, se gli elettori lo premieranno, a rafforzare la stessa Meloni e il suo governo nell’attesa della scadenza elettorale del 2027.

Ma gli ostacoli da “saltare” non stanno solo nel recinto istituzionale italiano. Quella “certa parte” della magistratura che abitualmente si mette di traverso, ha trovato di recente una formidabile sponda nella Corte europea di Giustizia del Lussemburgo su un tema, quello dell’immigrazione, proprio alla vigilia del programmato patto tra gli Stati dell’Unione. La premier ha alzato i toni, nel ricordarlo. “Ogni tentativo che verrà fatto a impedirci di governare il fenomeno dell’immigrazione illegale verrà rispedito al mittente: non c’è giudice, politico o burocrate che possa impedirci di rispettare la legge, di garantire la sicurezza dei cittadini, di combattere gli schiavisti del terzo millennio”.

Il messaggio è anche per la Corte europea, che ha letteralmente capovolto il principio della divisione dei poteri. E ha stabilito che in tema di “Paesi sicuri”, in cui poter rimpatriare i migranti clandestini, gli organi legislativi possano deliberare, solo a condizione che ogni loro atto “possa essere oggetto di un controllo giurisdizionale”. Cioè, in definitiva, il giudice non dovrebbe essere solo colui che applica le leggi, ma anche colui che dà al Parlamento l’autorizzazione a scriverle. Un boccone amaro per il governo. Ma non pare ci sia intenzione di alzare bandiera bianca. E intanto si prepara la primavera della giustizia.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.