Picchiata, drogata, costretta a sposare un uomo più grade di lei di dieci anni (e appartenente ad una famiglia facoltosa) e ad assumere farmaci per facilitare una possibile gravidanza. Dopo la terribile storia di Saman Abbas, la 18enne pakistana uccisa dalla famigli a Novellara (Reggio Emilia) nel 2021, l’Italia registra una nuova, agghiacciante, vicenda tribale. Siamo a Rimini e la vittima è una giovane donna del Bangladesh, arrivata in Italia quando aveva 7 anni, costretta dai suoi genitori a sposare l’uomo da loro designato anche se era innamorata 23enne connazionale residente nella vicina Forlì.

L’incubo durato mesi e l’arresto dei genitori

Un incubo durato almeno sei mesi, dal novembre 2024 all’aprile 2025, e finito quando la giovane, dopo essere riuscita a convincere i genitori a tornare insieme temporaneamente in Italia, ha chiesto aiuto ai carabinieri subito dopo essere atterrata all’aeroporto di Bologna. Carabinieri che dopo brevi indagini hanno dato esecuzione nelle scorse ore a un’ordinanza di custodia cautelare, disposta dal gip del tribunale di Rimini Raffaele Deflorio, di arresti domiciliari per la madre, 42 anni, e il padre, 55, entrambi cittadini bengalesi residenti a Rimini.

Il matrimonio combinato e il viaggio a Dacca

Le indagini hanno ricostruito che tra novembre 2024 e aprile 2025 i genitori avrebbero costretto la giovane a contrarre un matrimonio combinato con un connazionale da loro scelto e celebrato in Bangladesh il 17 dicembre 2024. Per convincere la figlia, i genitori l’avrebbero ingannata con una scusa per recarsi nel paese natale. Poi una volta arrivati a Dacca le avrebbero sottratto documenti e carta di credito, sottoponendola ad un controllo costante condito da minacce e maltrattamenti.

Costretta a farmaci per la gravidanza e calmanti

La donna sarebbe stata costretta a un matrimonio con un uomo più grande di dieci anni e appartenente a una facoltosa famiglia. Dopo le nozze, la vittima avrebbe dovuto assumere farmaci per favorire la gravidanza e calmanti, allo scopo di fiaccarne la volontà. Con l’aiuto di un’amica è riuscita a prendere la pillola anticoncezionale e ad entrare in contatto con il consultorio del dipartimento salute donna e con una volontaria di un centro anti violenza e, attraverso questa, con carabinieri e Procura in Italia.

La svolta grazie ad un’amica

La svolta c’è stata quando è riuscita a convincere i genitori a tornare per un po’ a Rimini sfruttando le difficoltà di rimanere incinta. Appena arrivata all’aeroporto di Bologna nell’aprile 2025, la ragazza è stata subito presa in carico dai Carabinieri e trasferita in una località protetta, raccontando agli investigatori quanto accaduto. Ha ricevuto supporto dalle strutture territoriali dedicate alle donne vittime di violenza, in stretta collaborazione con l’Arma.

I genitori sono stati rintracciati presso la loro abitazione a Rimini e sottoposti agli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il provvedimento restrittivo era stato richiesto dalla Procura della Repubblica di Rimini con il supporto del Ministero della Giustizia, in considerazione della gravità dei fatti, avvenuti anche all’estero, e della necessità di tutelare la giovane vittima.

 

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