Forse proveranno a spiegare cosa ha spinto Roberto Zaccaria a togliersi la vita. Nella puntata in programma questa sera, martedì 8 novembre, non è chiaro se Le Iene faranno mea culpa, condanneranno il loro modus operandi, il loro modo di fare ‘giornalismo‘, con presunti colpevoli ‘perseguitati‘ in barba a qualsiasi tutela della privacy e norma deontologica.

Probabilmente proveranno a metterci una ‘pezza‘, a spiegare le ragioni di quel servizio che molti utenti della rete ritengono ‘vergognoso‘ visto che ha oscurato solo parzialmente il volto del ‘mostro da distruggere’, ma rendendolo di fatto riconoscibile grazie ai tatuaggi sulle braccia, ad altre connotazioni fisiche (era senza capelli), alla presenza dell’anziana madre, costretta su una sedia a rotelle, e agli ambienti ripresi dalle telecamere, che lo hanno inseguito fin sotto casa.

Le Iene e l’autore del servizio, Matteo Viviani, dovrebbero forse solo limitarsi a chiedere scusa alla famiglia del 64enne di Forlimpopoli che nella mattinata di domenica 6 novembre si è tolto la vita con un mix di farmaci dopo la gogna mediatica a cui era stato esposto in seguito a un servizio andato in onda lo scorso primo novembre. Provando poi, in futuro, a mettere da parte il loro metodo di creare servizi. Lo pseudo giornalismo d’inchiesta (Le Iene non sono testata registrata…) che mira a sostituirsi a qualsiasi tribunale, puntando su un sensazionalismo capace di indignare nell’immediato salvo poi, così come è successo dopo il gesto estremo di Zaccaria, creare l’effetto boomerang, con tanti utenti che adesso chiedono la chiusura della trasmissione per i loro metodi poco ortodossi.

LA PROCURA APRE INCHIESTA – Intanto, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la Procura di Forlì ha aperto una inchiesta per istigazione al suicidio dopo il clamore mediatico generato dal servizio de Le Iene e le successive minacce ricevute nei giorni scorsi da Zaccaria, con – stando a quanto riferiscono i legali che assistono la famiglia – manifesti che invitavano l’uomo protagonista del ‘catfishing‘ (l’utilizzo di un account con falsa identità da parte di una persona, allo scopo di raggirare altri utenti con il nome usato falsamente) a ‘bruciare all’inferno’. L’inchiesta, così come confermato al quotidiano da Maria Teresa Cameli, capo della procura di Forlì, è al momento a carico di ignoti.

Gli avvocati Pierpaolo Benini e Antonino Lanza hanno annunciato che la madre e la sorella del 64enne, da loro assistiti, sono pronti a costituirsi parte civile in caso di apertura di un procedimento per reati come violenza privata e, appunto, istigazione al suicidio.

LA VICENDA – Il servizio de Le Iene era relativo al suicidio di Daniele, un ragazzo di 24 anni di Forlì che nel settembre 2021 decise di farla finita dopo una delusione amorosa: per circa un anno, durante l’emergenza Covid, aveva ‘conosciuto’ online una ragazza, Irene. In realtà dietro al profilo della giovane ci sarebbe stato Roberto Zaccaria che con delle foto prese dal profilo di una modella aveva iniziato a chattare con il 24enne, scambiando migliaia di messaggi via WhatsApp. Nessuna nota vocale, nessuna telefonata, nessuna videochiamata. Solo tanti messaggi che avevano portato Daniele a credere di aver istaurato una relazione sentimentale con ‘Irene’. Dopo aver scoperto che era tutta una finzione, la delusione avrebbe portato il 24enne al suicidio lasciando una lettera ai genitori e al fratello nella quale invitava quest’ultimo a non isolarsi, a “non fare i stessi miei errori, io ho sbagliato tutto, non ho mai avuto un amico, mai una ragazza. Sono stato solo tutta la vita”.

Le Iene l’hanno fatta grossa” tanto che “ci sono gli estremi per fondare un esposto senza incorrere nella calunnia”, dichiara a LaPresse l’avvocato Benini. “Personalmente la vedo come una possibilità di ricostruire l’intera vicenda senza le ‘infarciture’ fatte dalla trasmissione”. Secondo Benini “gli estremi” sarebbero per “violenza privata a cominciare da come è stato bloccato impedendogli i movimenti per realizzare il servizio” e perché la trasmissione “è andata in onda nonostante una diffida per iscritto”.

LA PRIMA INCHIESTA – Dopo il suicidio del 24enne Daniele e la denuncia dei familiari ai carabinieri, l’inchiesta aperta dalla procura di Forlì si era conclusa con un decreto di condanna penale nei confronti di Zaccaria, con un’ammenda di 825 euro, per sostituzione di persona, mentre era stata chiesta l’archiviazione per l’accusa di morte come conseguenza di altro reato perché, secondo i pm forlivesi, non è stato ravvisato un nesso causale fra la morte del giovane e il comportamento dell’uomo.

 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.