Lo aveva certificato l’Istat nei giorni scorsi nel suo rapporto annuale, lo ribadisce oggi l’Inps: l’Italia è un paese in crisi, sempre più povero e dove le diseguaglianze crescono a spesso spedito, mentre il sogno di una pensione dignitosa per le generazioni future appare come un miraggio.

La fotografia impietosa del “sistema Italia” arriva dal rapporto annuale elaborato dall’Inps e presentato questa mattina alla Camera dei deputati dal suo numero uno Pasquale Tridico davanti anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Una Italia che diventa il regno dei redditi bassi, del precariato o, peggio, del lavoro povero: il tutto si traduce in pensioni da fame, o da incubo per la generazione X, i nati tra il 1965 e il 1980. A dirlo non sono le ‘Cassandre’ ma i numeri: la percentuale di lavoratori sotto la soglia di nove euro lordi l’ora è del 28 per cento, ovvero oltre 4,3 milioni di persone, e quasi un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro al mese, considerando anche i part-time.

Numeri che evidenziano un ulteriore paradosso: sono quasi quattro milioni i lavoratori che percepiscono un reddito inferiore alla soglia del Reddito di cittadinanza: nel dettaglio il 23% dei lavoratori guadagna meno di 780 euro al mese mentre il 10 per cento dei dipendenti a tempo pieno guadagna meno di 1.495 euro, il 50 per cento meno di 2.058 euro e solo il 10 per cento ha livelli pari a 3,399 euro lordi.

La questione del lavoro povero è, per così dire, una ‘eccellenza’ nostrana: nel Belpaese la povertà lavorativa interessa l’11,8% degli occupati, contro una media europea che scende al 9,2 per cento secondo i dati Eurostat. E come sottolineato da Tridico nel rapporto, “chi è povero lavorativamente oggi sarà un povero pensionisticamente domani”.

Il capitolo pensioni è infatti l’ennesimo bubbone da affrontare. Il 40 per cento dei sedici milioni di pensionati ha percepito meno di 12mila euro l’anno, mille euro al mese, dato che scende al 32% se consideriamo integrazioni al minimo, trasferimenti e maggiorazioni. Nel rapporto l’Inps ha inserito anche una proiezione sulla ‘pensione tipo’ della generazione X. Il lavoratore nato tra il 1965 e il 1980, se ha versato 9 euro l’ora per 30 anni di lavoro, quando andrà in pensione a 65 anni riceverà 750 euro al mese. Una cifra che, come sottolineato dallo stesso Tridico, è “superiore al trattamento minimo”. ad oggi di 524 euro.

Una delle soluzioni proposte da Tridico probabilmente non farà piacere alla destra sovranista del duo Salvini-Meloni. Per il numero uno dell’Inps la regolarizzazione di cittadini stranieri è “una strategia aggiuntiva per rafforzare la sostenibilità del sistema“, un metodo che permetterebbe di coprire posti di lavoro non sostituiti a causa dell’invecchiamento della popolazione e della loro scarsa attrattività. In particolare già le regolarizzazioni del 2020 si sono mostrate efficaci per coprire il fabbisogno in settori come lavoro domestico o agricolo.

Redazione

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