Il sangue di Annecy lascia la Francia sotto shock. Quattro bambini e un anziano accoltellati in pieno giorno in un parco. Un orrore che ha riportato alla mente dell’opinione pubblica transalpina i numerosi attacchi all’arma bianca compiuti nel Paese nel corso degli ultimi anni e che per alcuni attimi hanno fatto ripiombare la popolazione nell’incubo del terrorismo. A compiere il crimine un trentunenne siriano identificato come Abdalmasih H.

L’uomo aveva ottenuto lo status di rifugiato in Svezia e l’anno scorso, dopo nove anni nel Paese scandinavo, aveva deciso di chiedere asilo in Francia. Sposato e poi separato in Svezia e con una figlia di tre anni, aveva fatto perdere le proprie tracce da almeno quattro mesi.
La polizia non conosceva l’autore dell’assalto, a conferma che non aveva mai destato allarmi nella comunità. Il quotidiano Le Dauphiné Liberé ha riportato la testimonianza di un uomo che lavora nell’area dell’attacco che aveva visto più volte Abdalmasih H. al parco seduto in silenzio con un vestito e uno zaino neri. Ma la procuratrice Line Bonet-Mathis ha escluso al «momento un movente terroristico».

I testimoni e gli inquirenti che indagano sul caso riferiscono che l’uomo avrebbe urlato in inglese di uccidere «in nome di Gesù Cristo», e al momento dell’arresto portava una croce al collo. Ma l’assenza di prove di una radicalizzazione o di altri elementi che facciano pensare a una forma di terrorismo di qualche oscura matrice, fanno propendere per una violenza cieca ed efferata che sconvolge soprattutto per essere stata diretta contro bambini tra i due e i tre anni che si trovavano insieme ai nonni e ai genitori all’interno di un parco vicino al lago di Annecy.

Le immagini dell’attacco mostrano infatti come l’uomo, vestito in pantaloncini corti e felpa, si sia diretto esclusivamente contro i piccoli e gli anziani mentre questi trascorrevano la mattinata all’aperto, tirando fendenti contro i bimbi nei passeggini e contro i nonni che tentavano una disperata difesa. Secondo gli inquirenti, inoltre, Abdalmasih H. al momento dell’aggressione non aveva assunto alcol o droghe, confermando quindi la pista di un attacco sanguinario derivante da uno stato psichico che la procura definisce «estremamente fragile». Le istituzioni francesi, profondamente colpite da quanto accaduto, hanno espresso unanimemente il proprio cordoglio.

«La Nazione è sotto shock. I nostri pensieri vanno a loro, alle famiglie e ai servizi di emergenza mobilitati» ha twittato il presidente francese Emmanuel Macron. Charlotte Caubel, segretario di Stato con delega all’infanzia, ha ricordato come «ancora una volta, i nostri figli sono il bersaglio di una crescente violenza nella nostra società» dicendo che un atto del genere «non può restare impunito». Eric Ciotti, leader dei Repubblicani, ha parlato di «grande rabbia» per quanto accaduto, mentre Jean-Luc Mélenchon, a capo della sinistra radicale, ha detto di avere il cuore a pezzi.

Anche la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, ha sospeso ogni dibattito politico insieme alle altre opposizioni inviando i propri pensieri alle vittime, evitando polemiche. Unica voce che si è sollevata su quanto accaduto in Alta Savoia è stata quella di Eric Zemmour, il “tribuno” della destra radicale ed ex candidato alle presidenziali. «Avete il diritto di rifiutarvi di vedere il nostro paese affondare. Avete il diritto di essere in collera. Avete il diritto di rifiutare questi francocidi» ha scritto su Twitter rivolgendosi ai suoi simpatizzanti. Mentre sempre sui propri social, in un altro messaggio, attaccava direttamente i richiedenti asilo: «Prima i richiedenti asilo fuggivano per evitare la morte. Ora lasciano i loro Paesi per meglio uccidere i nostri bambini».

Le polemiche probabilmente aumenteranno nei prossimi giorni. Ora, invece, per la Francia è il momento del raccoglimento e del dolore. Il sangue di Annecy, mentre i bambini lottano tra la vita e la morte, segna uno dei momenti più oscuri e tragici della recente storia del Paese. Una Francia che sembra non riuscire a sganciarsi dalla spirale di violenza e che si interroga su un sistema di sicurezza ma anche sociale che rischia di apparire sempre più debole. Perplessità e rabbia sintetizzate dalle parole dell’arcivescovo cattolico di Annecy, mons. Yves Le Saux, che esprimendo il proprio dolore ha sottolineato come questo attacco «interroga sulla violenza che attraversa la nostra società e ci spinge a lavorare sempre di più, insieme, per combatterla».

Lorenzo Vita

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