Diciannove colpevoli di terrorismo, Salah Abdeslam condannato all’ergastolo senza possibilità di sconto della pena per omicidio e tentato omicidio con associazione terroristica. Dopo nove mesi di processo, iniziato l’8 settembre scorso, la Corte d’assise speciale di Parigi ha pronunciato il verdetto per gli attentati terroristici del 2015 a opera dello Stato islamico. Agli altri condannati, i giudici hanno inflitto condanne al carcere fra 2 anni e l’ergastolo. Gli attacchi hanno causato 130 morti, tra cui l’italiana Valeria Solesin, e centinaia di feriti.

Per Luciana Milani, mamma della ricercatrice veneziana, unica vittima italiana di quegli attentati, la sentenza è “la vittoria del diritto sul terrore. Della democrazia sul terrorismo. La partecipazione e la testimonianza sono aspetti fondamentali di una comunità democratica”, ha detto in un’intervista a Repubblica. La sera del 13 novembre del 2015 Valeria era al Bataclan al concerto degli Eagles of Death Metal quando i terroristi hanno cominciato a sparare con i kalashnikov. La stessa sera nove tra uomini armati e attentatori suicidi hanno colpito nell’arco di pochi minuti lo stadio nazionale francese, il teatro del Bataclan, oltre a ristoranti e bar. L’unico sopravvissuto del commando è Salah Abdeslam.

L’Isis ha rivendicato la responsabilità degli attacchi come rappresaglia contro la Francia per “aver insultato il profeta” e aver compiuto attacchi aerei in Iraq e Siria. “Non sono un assassino. Se mi condannerete, commetterete un’ingiustizia”, ha detto Abdeslam davanti alla corte d’assise speciale di Parigi nella sua dichiarazione finale lunedì, durante il 148esimo e ultimo giorno del processo, “le mie prime parole sono per le vittime. Vi ho presentato le mie scuse e alcuni diranno che non sono stato sincero, che è una strategia. Come se aveste bisogno di una terza persona per riconoscere la sincerità di un uomo. Più di 130 morti, 400 feriti, chi può presentare scuse non sincere di fronte a tanta sofferenza? E’ forse l’ultima volta che mi rivolgo a voi. Non è sfuggita a nessuno la mia evoluzione durante questo processo”.

Abdeslam ha sostenuto di aver rinunciato ad azionare il giubbotto esplosivo e molte speculazioni sono state fatte su un possibile malfunzionamento della cintura o su una sua rinuncia per paura, non per risparmiare le vittime. Cinque dei sei uomini imputati ‘in absentia’ sono presumibilmente morti, mentre di uno si sono perse le tracce. È stato il più grande processo della storia francese, coinvolte quasi 1.800 vittime, inclusi i sopravvissuti e le famiglie. Li hanno rappresentati 330 avvocati. La corte è stata costruita nel Palazzo di giustizia di Parigi del tredicesimo secolo, dove tra gli altri sono stati giudicati Maria Antonietta ed Émile Zola.

La sera del 13 novembre due attentatori si sono fatti esplodere fuori dallo stadio a nord di Parigi, dopo non essere riusciti a entrarvi. Esplosioni si sono verificate anche in diversi ristoranti, mentre tre uomini armati hanno assaltato la sala da concerto del Bataclan, uccidendo 90 persone. La mattina del giorno dopo Salah Abdeslam, che aveva lasciato gli attentatori dello stadio e il cui fratello aveva attaccato un ristorante, è fuggito a Bruxelles, città dove è nato. È stato catturato il 18 marzo 2016 nell’area di Molenbeek, nella capitale belga. Quattro giorni dopo, il 22 marzo, tre attentatori suicidi collegati agli attentati di Parigi hanno ucciso 32 persone e ne hanno ferite più di 300 a Bruxelles, nel corso di tre attacchi suicidi coordinati all’aeroporto di Zaventem e alla stazione della metropolitana di Maelbeek.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.