Sul palco, in pubblico, sorridono e si abbracciano. Lontani dai riflettori, però, la musica è diversa. Le forze di maggioranza sono ai ferri corti sul terzo mandato per sindaci e soprattutto governatori. La Lega di Matteo Salvini ha premuto affinché ai primi cittadini e ai presidenti di Regione sia permesso proseguire oltre il secondo mandato, ma Fratelli d’Italia e Forza Italia non sono d’accordo. Il governo di Giorgia Meloni ha infatti dato parere contrario alle modifiche proposte dal Carroccio al dl elezioni. Questo ha comportato il ritiro della Lega del proprio emendamento sul terzo mandato ai sindaci, nonostante il partito di Salvini avesse ribadito più volte la volontà di proseguire per la propria strada. Le votazioni in commissione Affari costituzionali del Senato riprenderanno alle 13.30, dopo la fine dei lavori in Aula.

Terzo mandato ai sindaci, la Lega ritira l’emendamento

L’emendamento della Lega, che è stato ritirato secondo fonti parlamentari citate dall’Ansa, riguardava solo i grandi comuni, cioè quelli con più di 15mila abitanti. Per adesso rimane ancora sul tavolo la proposta di modifica per il terzo mandato ai governatori. La Lega, d’altronde, sta premendo in maniera particolare soprattutto per Luca Zaia, presidente del Veneto.

Terzo mandato, la posizione di Salvini

“Vota il Parlamento. C’è un mandato per i parlamentari? Vota il parlamento”. Così Matteo Salvini, durante un’intervista ad Agorà su Rai 3, ha commentato la vicenda del terzo mandato. “Lasciamo che i cittadini decidano, mi sembra sia questione di buon senso. I parlamentari non hanno limiti ai mandati…” ha aggiunto il vicepremier e leader leghista.

Salvini ha allontanato a parole una crisi all’interno della maggioranza, confermando di averne parlato con Meloni ieri in occasione della chiusura della campagna elettorale per Paolo Truzzu in Sardegna. Il leader della Lega ha confermato l’intenzione di voler andare avanti “senza che questo crei alcun problema al governo o alla maggioranza”. Inoltre, Salvini si è domandato: “I parlamentari hanno un limite ai mandati? No. I ministri? No. Se uno si trova un bravo sindaco o un bravo governatore, che non è facile, perché dopo due mandati lo devi mandare a casa? Lasciamo che siano i cittadini a decidere”,

Calderoli: “Un limite autolesionista”

Anche Roberto Calderoli, ministro della Lega agli Affari regionali è sulla stessa linea del suo leader. Sul terzo mandato “decidono i gruppi parlamentari cosa fare. Ma la nostra è una posizione politica e resta tale: se deve esserci una scelta democratica non può esserci limite. Oppure facciamo come i 5Stelle”. Questo il suo commento in un’intervista a Repubblica, dove Calderoli ha anche ipotizzato che in caso bisognerebbe estendere il limite di due mandati anche ai parlamentari e a qualsiasi altra carica politica: “Io ovviamente non sono d’accordo, ma a quel punto è più coerente. È un limite autolesionista, è evidente. Quando con il tempo alcuni grillini erano diventati bravi, li hanno mandati a fare i posteggiatori”.

Gasparri: “Emendamento Lega sarà respinto”

Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha detto che l’emendamento della Lega sul terzo mandato per i presidenti di Regione “sarà ragionevolmente respinto senza alcuna lacerazione” nella maggioranza. “Ha avuto più spazi sui giornali che ripercussioni nel dibattito politico. Le cose procedono come previsto” ha aggiunto il forzista.

Toti: “Rischio di contenzioso tra Stato e Regioni. Sì al terzo mandato”

“Se non si mette ordine sul vincolo del terzo mandato rischiamo nei prossimi due-tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni quasi infinito”. A ventilare l’ipotesi di tensioni è stato il presidente della Liguria Giovanni Toti, intervenuto a Mattino Cinque. “La Costituzione prevede che gli statuti e le leggi elettorali siano competenza esclusiva delle Regioni. Non so se vorrò fare il terzo mandato onestamente, vedremo se ci sono le condizioni per farlo, se è un vantaggio per la mia Regione e per la mia maggioranza politica. È una decisione che spetta ai territori, agli amministratori dei territori e soprattutto agli elettori” ha detto Toti.

Il governatore della Liguria, poi, ha rincarato la dose: “Sento con grande faccia tosta parlamentari, che sono in Parlamento dagli anni Novanta del secolo scorso, una trentina d’anni mal contati, concionare contro il terzo mandato di sindaci e amministratori che sono sul territorio, il vincolo del terzo mandato non esiste in nessuno Stato d’Europa”. “Il sindaco di Bordeaux è stato in carica per cinquant’anni, il sindaco di Hannover per trentaquattro anni, quello di Nizza lo è da molti anni, nessuno si è mai posto il problema, perlopiù in un Paese come l’Italia dove ci sono ministri, parlamentari, presidenti del Consiglio, che si sono avvicendati per decenni, addirittura il presidente della Repubblica sta facendo un secondo mandato e ne sono lieto” ha aggiunto Toti. “Si sta creando uno scontro tra la periferia e il centro, tra un parlamento scelto perlopiù dalle segreterie dei partiti e quasi tutti i sindaci delle grandi città e i governatori dei territori, che dicono ‘lasciamo scegliere gli elettori’, a me sembra talmente semplice questa cosa, il terzo mandato fu un vincolo messo in un’altra epoca per inseguire un populismo un po’ come quello grillino”, ha concluso.

Terzo mandato, le opposizioni all’attacco della maggioranza

La maggioranza traballa sul terzo mandato, e le opposizioni provano l’attacco. Il senatore di Italia Viva Enrico Borghi è chiaro: “La questione del terzo mandato per i sindaci e i presidenti di regione, oggetto di un emendamento della Lega, ha portato a galla una evidentissima spaccatura all’interno della maggioranza di governo”. “Alla luce della novità di tale fatto politico, e della determinazione della Lega di portare al voto il proprio emendamento domattina, ho scritto a tutti i capigruppo di opposizione per proporre un incontro congiunto delle minoranze al fine di stabilire una unità di azione, fare emergere tutte le contraddizioni della maggioranza e, in linea di principio, anche mettere il governo in minoranza” ha detto Borghi. “Noi, in vista dell’interesse politico superiore costituito dal mettere il governo in minoranza, siamo pronti ad una iniziativa. Auspichiamo possa essere un tema condiviso” ha concluso.

Dal Partito Democratico, Davide Baruffi, responsabile Enti Locali, è invece stato più cauto: “Se e quando, il Governo tornerà a fare il governo e la maggioranza si sarà chiarita al proprio interno, il Pd è pronto a misurarsi sul merito”. “Come abbiamo deciso in direzione, ci sono due punti da cui ripartire: il primo è superare la frammentazione dei regimi che il decreto sta creando tra comuni piccoli, medi e grandi: siamo al paradosso di piccoli comuni che non avranno più limiti di mandato, comuni medi che ne avranno tre e comuni grandi che si fermeranno a due mandati: un caos incomprensibile. Il secondo punto è ripristinare un equilibrio tra numero dei mandati e funzioni dei consigli. Noi stiamo lavorando su questo ma tocca a Governo e maggioranza chiarire cosa intendono fare”.

Redazione

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