Ci meritiamo di più
Est modus in rebus. De luca e Meloni si insultano come all’asilo | L’editoriale di Matteo Renzi
L’autonomia come disegnata dal governo Meloni non funziona. Se va bene è uno slogan, se va male è un pasticcio. Dunque nessun dubbio: la riforma di Calderoli non serve all’Italia ma semplicemente a consegnare una bandierina per la campagna elettorale della Lega.
L’autonomia che serve è quella che permette ai sindaci di spendere presto e bene i soldi, alle Regioni di funzionare meglio e non di realizzare un nuovo centralismo burocratico, è quella che valorizza la storia dei comuni non le ambizioni dei sovranisti. E per questo motivo non solo siamo tra coloro che bocciano senza appello la scelta del Governo ma pensiamo che la scelta di Vincenzo De Luca di mettersi alla guida degli amministratori del Mezzogiorno sia politicamente saggia e istituzionalmente impeccabile. Ma est modus in rebus.
E spiace che un amministratore competente e capace come De Luca rimanga vittima del proprio personaggio al punto da insultare la Presidente del Consiglio dei Ministri. Giorgia Meloni ha molte colpe e anche ieri ha preferito provocare gli amministratori anziché confrontarsi. E non può dire a un Governatore che chiede un incontro: “Vai a lavorare”.
De Luca avrà pure mille difetti ma è uno che ha sempre lavorato. Anche troppo, verrebbe da dire. Quindi la provocazione di Meloni si addice più a una polemista demagogica e inconcludente che non alla guida del Governo della Repubblica italiana.
Ma anche la reazione di De Luca è sbagliata. Insultare la Meloni con termini come “stronza” non rende ragione della sfida che gli amministratori del Sud hanno lanciato. Anzi. Paradossalmente indebolisce la protesta spostando l’argomento dal merito – dove De Luca ha ottime ragioni e dove ieri aveva segnato un punto a suo favore – alla comunicazione, che è il terreno preferito della nostra premier influencer.
Il mondo è sull’orlo di una crisi di nervi. La terribile sorte di quel coraggioso martire della libertà che risponde al nome di Aleksey Navalny, le minacce nucleari di Putin, la crisi in Terrasanta, le incertezze della democrazia americana, la sonnolenza distratta e vuota della dell’Europa: su questi argomenti la politica dovrebbe dare un segnale e unirsi intorno ai principi di civiltà e cultura istituzionale che hanno reso il nostro Paese un punto di riferimento nel mondo.
E invece abbiamo due dei leader principali della classe dirigente che si insultano come all’asilo. Vai a lavorare, vai a quel Paese. Dobbiamo perfino vedere i baschi della polizia fronteggiare le fasce tricolori dei sindaci. Assurdo, per chi come noi rispetta le istituzioni. E anche il dibattito sull’autonomia non può essere affrontato così ma richiede serietà e correttezza. Abbiamo bisogno di un confronto civile e serio, non di un wrestling istituzionale. Ci meritiamo di più.
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