Prima le regionali. Ora il terzo mandato, che rischia di intrecciarsi pericolosamente con il premierato. La tensione tra la Lega e Fratelli d’Italia non è più sottotraccia. Il Carroccio e i meloniani, ormai, incrociano le spade in pubblico come forse mai prima d’ora. E c’è da scommettere che si andrà avanti così almeno fino al voto delle elezioni europee. Il bersaglio grosso, per FdI, è il Veneto, al voto nel 2025. Da qui la battaglia sul terzo mandato per i governatori. La Lega vuole blindare il “doge” Luca Zaia, perciò ha presentato un emendamento al decreto Elezioni, in discussione in Commissione Affari Costituzionali al Senato, che prevede un terzo mandato per i presidenti di regione. Ma la Lega propone anche un terzo mandato per i sindaci di tutte le città, indipendentemente dal numero degli abitanti. Quest’ultima proposta sta spaccando il Partito Democratico, diviso tra la segreteria e i tanti amministratori dem che sono d’accordo sul superamento del tetto dei due mandati.

Ma è obbligatorio focalizzarsi sul dibattito, infuocato, all’interno del centrodestra. Lega contro Fratelli d’Italia. In vista del voto del Senato sul dl elezioni, previsto non prima di giovedì prossimo, le opzioni sul tavolo sono due. La prima è stata paventata negli scorsi giorni da Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, meloniano di ferro. Balboni ha spiegato che l’emendamento leghista potrebbe essere dichiarato inammissibile, perché il terzo mandato per i governatori non rientrerebbe nell’ambito delle urgenze a cui deve fare fronte il decreto legge. La seconda strada, a oggi la più probabile, vedrebbe un voto contrario del resto della maggioranza all’emendamento della Lega. Si perché anche Forza Italia è contraria al “salva Zaia”. Gli azzurri hanno già detto no all’ipotesi per bocca del segretario Antonio Tajani.

“Riteniamo giusto che ci siano due mandati, non è una questione che riguarda la Lega” ma è “per la tutela della democrazia e una garanzia di alternanza”, ha messo in chiaro Tajani. Concetto ribadito per Fi ieri da Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio. Le parole più pesanti arrivano però da Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, di Fratelli d’Italia. “Senza peccare di modestia, noi vogliamo giocare tutte le partite. Per Zaia, che è stato un ottimo governatore, sarebbe il quarto mandato, L’alternanza potrebbe essere possibile. Nessuno è eterno, neanche Zaia”, spiega Ciriani a Sky Tg24. Il ministro esplicita la linea di FdI: “Noi siamo il primo partito italiano, fermo restando che la nostra stella polare è l’alleanza del centrodestra, chiediamo che ci venga attribuito un peso proporzionale ai nostri voti, sarà il Veneto, sarà il Piemonte”. Mercoledì si è espresso Luca De Carlo, senatore di FdI, considerato dai meloniani come il possibile successore di Zaia alla guida del Veneto. De Carlo ha espresso la sua contrarietà al terzo mandato e non ha affatto chiuso alla sua candidatura. Dal cerchio magico di Meloni interviene Francesco Lollobrigida: “L’elettore di centrodestra punisce chi lavora per dividere, è già successo in passato, quando gli attacchi di Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi gli sono costati la leadership della destra italiana”.

La Lega rilancia. Zaia risponde per le rime a Ciriani: “Nessuno è eterno, neanche lui, trovo simpatico il dibattito ma non ho tempo da perdere”. E poi: “Dire che il terzo mandato crea centri di potere offende i cittadini”. Il vicesegretario della Lega Andrea Crippa smentisce ricatti sul premierato ma insiste sul terzo mandato: “Non capisco perché dobbiamo imporre dei vincoli a quelli bravi e capaci di non ricandidarsi più”. Marco Osnato, di FdI, punta Zaia: “Nel 2012 aveva messo il vincolo del secondo mandato agli assessori. Oggi lui chiede di avere un nuovo mandato, mi sembra un’utilità contingente della Lega”. Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, parla di “scazzottata” tra FdI e Lega e attacca: “Il governo è alla canna del gas”.