Negli ultimi anni la tecnologia della realtà aumentata e le interfacce aptiche hanno assunto un ruolo sempre più importante nella nostra vita, offrendoci esperienze uniche e coinvolgenti. Ma cosa sono esattamente le interfacce aptiche? Sono dispositivi progettati per consentire agli utenti di interagire con ambienti virtuali generando feedback tattili realistici, permettendo così di percepire e manipolare oggetti virtuali come se fossero fisicamente presenti. Immaginate di entrare in una sala di un museo e trovarvi di fronte a un dipinto di Van Gogh: camminate fino al quadro, vi avvicinate al telaio e “toccate” il dipinto, sentendo sulle dita il tratto del famoso pennello dell’artista olandese. E non dovete preoccuparvi dei guardiani del museo, perché state utilizzando una tecnologia che vi consente di fare questa esperienza in modo virtuale, indossando un visore VR e dei guanti dotati di sensori tattili.

L’obiettivo dell’utilizzo della realtà virtuale e delle interfacce aptiche nei musei è quello di trasformare l’arte in un’esperienza multisensoriale, rendendo la tecnologia un potenziamento e non un’alternativa ai musei. Queste innovazioni ci consentiranno ad esempio di emulare la superficie della tela, i dettagli delle pennellate e persino l’opacità della vernice, raggiungendo dei livelli di dettaglio che sono straordinari. Questa nuova visione del museo ha un duplice valore: da un lato attrae un pubblico nuovo e giovane, che può scoprire il nostro patrimonio artistico attraverso un mezzo solitamente riservato ai videogiochi; dall’altro rende l’arte veramente accessibile a tutti, permettendo ad esempio ai non vedenti di fare esperienza dei beni artistici attraverso feedback tattili.

Oltre a questo è importante tenere in considerazione anche il ruolo svolto da queste tecnologie nella conservazione delle opere d’arte. Molte di queste, soprattutto quelle antiche, richiedono restauri continui e possono subire danni irreparabili. La mappatura 3D permette di preservare le opere, realizzandone una rappresentazione virtuale che potrà essere resa disponibile alle generazioni future senza rischio che questa subisca nessuna perdita.
La domanda sorge quasi spontanea: perché non possiamo già fare queste esperienze in tutti i musei d’Italia? Il principale ostacolo da superare è rappresentato dai costi associati all’acquisto e alla manutenzione delle attrezzature informatiche e alla creazione degli spazi virtuali. Tuttavia la speranza è che in futuro, con l’evoluzione tecnologica e l’aumento della domanda, i prezzi possano diminuire rendendo queste esperienze più accessibili dal punto di vista economico.

Daniele Tozzi

Autore