Nel Si&No del Riformista spazio al ritorno di Biancaneve e la nuova versione politically correct. Ne discutiamo ‘internamente’ con Alessio De Giorgi, favorevole perché “è semplicemente un remake più moderno, consono e inclusivo“, e Benedetta Frucci, contraria perché “le fiabe sono fatte per sognare non per rieducare all’ideologia woke”.

Qui il commento di Alessio De Giorgi:

Non voglio fare il difensore del nuovo remake di Biancaneve della Disney: a prescindere dal fatto che non conosciamo con esattezza le scelte dello sceneggiatore, penso che un’opera di qualunque tipo abbia tutto il diritto di essere giudicata artisticamente, senza necessariamente applicare le categorie di valutazione etica o politica. È politicamente corretta e quindi insopportabile? È politicamente scorretta e quindi inaccettabile? Bene, se non ti piace non la guardi. Questo vale per qualunque produzione artistica che sia una vignetta irriverente (finanche blasfema), una cover di una canzone o un adattamento di un’opera teatrale. In questi giorni ad esempio c’è in scena una – a mio parere sbagliata – versione sessantottina della Bohéme di Puccini. Che male fa? Vogliamo proibirla? È spettacolo, è arte, che ci piaccia o meno. E come tale va valutata.

Detto questo, non ci trovo nulla di male se nel suo remake un film degli anni ‘30 venga attualizzato e reso più moderno, più consono allo stile dei tempi e quindi anche più inclusivo. Biancaneve è una bellissima donna latinoamericana e non ariana? È il mondo, bellezza: guardati intorno. Bene, quindi, se questo significherà che bambine dalla pelle non lattea possano riconoscersi di più in quel personaggio.

I nani sono creature magiche e non più persone affette da una condizione clinica che conduce ancora oggi molti a soffrire per discriminazioni ed esclusioni sociali? Non passano tutto il tempo a fare i cicisbei di Biancaneve, certi che non avranno di meglio da fare nella loro vita, non essendo in grado di crearsene una propria ed essendo costretti a vivere in una sorta di «comune» che li protegge dal mondo? Meglio così, i tempi sono cambiati e forse possiamo voltare pagina rispetto alle aberrazioni del passato.

Biancaneve si salva da sola e non ha bisogno di un bello quanto stupido Principe? Beh, era veramente l’ora: le donne non hanno certamente bisogno di un uomo per emanciparsi. I tempi, cari conservatori, se non ve ne siete accorti, sono decisamente cambiati dagli anni ’30.
Pur non annoverandomi tra i fans del politicamente corretto ed anzi criticandone spesso le esagerazioni, non ci vedo nulla di grave quindi se queste scelte saranno confermate. Non parliamo del resto di un libro il cui testo originale viene modificato: è lo specchio di quei tempi e va mantenuto integro, nel bene o nel male. Né parliamo di una statua di un pensatore o di un conquistatore, che non va certamente abbattuta per il giudizio storico che si dà della persona che raffigura: è la storia della nostra cultura e la storia eccome se è fatta di errori. Né infine parliamo di una censura, che semmai ci sarebbe se venisse impedito alla Disney (o, al contrario, ad una casa di produzione cinematografica vicina al mondo conservatore) di produrre Biancaneve 2024.

Parliamo di un remake. E la storia del cinema è strapiena di remake che hanno cambiato, modernizzato, in alcuni casi stravolto la storia originale. Come del resto Biancaneve del film d’animazione del 1937 era già molto diversa dalla favola dei fratelli Grimm, dalla quale erano stati espunti molti dettagli cruenti.
Se poi queste novità possono essere utili a creare generazioni più inclusive e rispettose del prossimo, a far sentire un po’ più accolti bambini dalla pelle non chiara o dalla bassissima statura meglio così. Le esagerazioni e le aberrazioni della cancel culture (conservatrice o progressista che sia, poco cambia) sono ben altre: sono, per l’appunto, le statue abbattute ed i testi dei libri cambiati. Ma sono anche le censure a insegnare, a esporre, a esibirsi, a scrivere, a dire o i libri vietati nelle biblioteche pubbliche, in nome di una qualche, parzialissima verità.

Rimane solo da chiedersi se la mela resterà tale. O se lei continuerà ad essere così ingenua, dopo quasi cent’anni, e mangiarla. Scopriremo allora se lo scorrere del tempo sarà stato utile non solo per far evolvere noi e la nostra cultura, ma anche per Biancaneve.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva