È dal 1989 che una intera generazione lo aspetta: oggi il live action Disney, remake del fortunatissimo film di animazione “La Sirenetta”, arriva nelle sale italiane. In nome del politically correct post #metoo alcune scene e canzoni sono state tagliate, modificate, ma la maggior parte del lavoro originale è rimasto. Una fiaba celeberrima, che poi tanto fiaba non è.

Andando a vedere bene nei dettagli la vita dell’autore Hans Christian Andersen, infatti, scopriamo che dietro le allegorie si celano moltissimi spettri autobiografici e un enorme dolore che ha cercato di sublimare dipingendo un mondo fatto di personaggi creati dalla sua fantasia, ma che si collegano direttamente al mondo in cui viveva al tempo: quello di un omosessuale costretto come si dice in Inglese a vivere “in the closet” che lui definiva “in fondo al mar”.

Andersen immagina personaggi che non possono amarsi perché ad uno “mancano le gambe” per poter vivere lontano dall’acqua, tutti “i normali” vivono là fuori dove le figlie “non le sgridano mai”, nella stessa maniera in cui lui non poteva amare Edvard Collin, figlio di uno dei più grandi sostenitori dello scrittore, eterosessuale e di un ceto troppo diverso dal suo, che lo respinse sdegnato.

Ecco, dunque, che tutti i suoi amici gli intimano di non andare “laggiù”, perché tutto sommato “non si rischia di affogar, non c’è un amo in fondo al mar”, di rimanere con il giullare effemminato Sebastian, la Drag Queen Ursula e Tritone; tutti personaggi che ancora oggi riescono a collegarsi in maniera diretta con la scena LGBTQ+ internazionale e che ritroviamo facilmente in ogni locale notturno degno di nota.

Una vera tortura per l’autore che però stimolò fortemente la sua creatività, così tanto da farlo emergere e portarlo nella storia, il quale, una volta trovata la serenità, non riuscirà più a scrivere con così tanta qualità e intensità producendo solo storie di minor successo. Un aspetto cólto in maniera chiara e diretta nelle canzoni del primo film animato così chiaramente da spingersi a diretti messaggi subliminali contenuti all’interno dei fotogrammi, i quali sono stati oggetto di moltissime analisi e che ci auguriamo non sia stato tagliato in questa nuova trasposizione.

Non ci resta che andare nelle sale che sicuramente saranno pieno non solo di bambini, ma di molti nostalgici 40enni che non vedono l’ora di fare un tuffo nella loro infanzia e rivivere con le canzoni quel magico mondo che solo questi ritorni sono in grado generare.

 

Mattia Fiorin

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