Cronaca
Spazi etici pubblici per garantire ascolto e cura contro le violenze
Il diritto è un sistema di norme, la cui forma costituisce un salvagente razionale per navigare l’imprevisto, nel mare della vita. Ma è anche un terreno di scontro fra campi di forze, sul piano tanto processuale quanto negoziale. E assomiglia, se lo si osserva dalle trincee del quotidiano, a una garza spesso insufficiente a contenere sanguinamenti e ferite. Perché il diritto, nato da volontà e visioni umane, è anche diritto vivente – la vita lo attraversa suo malgrado, dentro gli squarci dell’imprevedibile, ma proprio quando si pone in ascolto di quel pulsare dell’esistenza, il diritto si fa più efficace.
Nella dimensione dell’ascolto del brusio della vita, il diritto si pone a servizio dell’umano. Diventa, da mero contenitore formale, piuttosto una “casa”. Come “Una Casa per te”, area individuata al 6° piano della Questura di Napoli, innovativa per i contenuti sociali che esprime, dove la professionalità di tutti e la sensibilità del vicequestore Simona Canale rispondono al rischio di desaffiliazione cui sarebbero esposte le vittime di reati con atti concreti di accoglienza e cura. O come lo “Spazio ascolto” inaugurato, nella mattinata del 9 dicembre, presso il Palazzo di giustizia di Napoli, a seguito di un proficuo confronto con la “Scuola di Formazione allo spazio etico negli spazi pubblici” fondata e diretta dalla Prof.ssa Lucilla Gatt, già Direttore del ReCEPL (Research Centre of European Private Law) dell’Università Suor Orsola Benincasa: «La configurazione spaziale è una sfida importante, i nostri allievi sono formati, sotto la guida dell’architetto Fabiana Gardini, anche in termini di design. Ma conta molto la formazione del personale che deve popolare questi spazi, e che nel caso di specie è rappresentato dagli esponenti della cooperativa Eva e della Fondazione Polis. È stato un lavoro di squadra».
La Presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, ha commentato: «Viviamo in un tempo in cui gli spazi pubblici non sono solo luoghi fisici, ma veri e propri ambienti relazionali, in cui si incontrano bisogni, fragilità, diritti e responsabilità. In questi luoghi si misura la capacità delle istituzioni di essere realmente vicine alle persone. Per questo, parlare di spazi etici significa progettare ambienti in cui la dignità di ogni individuo sia riconosciuta e protetta, in cui l’ascolto diventi pratica quotidiana e l’attenzione ai più vulnerabili non sia gesto occasionale, ma principio guida».
Il taglio del nastro è stato preceduto da un lungo dibattito a più voci, alla presenza del neo-insediato Presidente della Regione Campania, Roberto Fico, che ha rivolto un pensiero a Peppino Impastato e al giudice Livatino. Significativi i contributi di Annalisa Patriarca e della senatrice Valente, impegnate da tempo nei lavori della Commissione bicamerale sul femminicidio, che in maniera diversa hanno sottolineato il valore di un ascolto proattivo, capace di andare incontro all’inudibile, perché la prima conseguenza della violenza, soprattutto di quella sulle donne, è un silenzio assordante. E un diritto vivente, vivo, al servizio di una vita vissuta con dignità, non può che essere un orecchio paziente, attento, teso a cogliere tutti gli echi che abitano il giardino, soprattutto i più tenui e scomodi. E a giudicare da questa mattinata, che ha visto in prima linea una rete territoriale trasversale, dalla Procura (nelle parole dell’avvocato Foreste) all’associazionismo, dall’accademia alle istituzioni dello Stato, la società civile è già sulla buona strada del diritto vivente.
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