Conto salato per Renata Polverini. L’ex presidente della Regione Lazio e oggi deputata di Forza Italia deve restituire 25mila euro all’Ugl e 5mila a Confintesa Fp per aver usato una carta ricaricata ogni mese dal sindacato “per impieghi di carattere strettamente personale (viaggi, borse, capi di abbigliamento e simili)”. Scontrini alla mano, le spese sono state fatte nei mesi a cavallo tra il 2013 e il 2014. Il caso è finito in tribunale per il processo è iniziato nel 2016.

La forzista, come riporta Repubblica, è stata condannata in primo grado a nove mesi di reclusione per appropriazione indebita. Successivamente la pena è stata sospesa. Secondo l’accusa, la deputata azzurra ha usato la carta di credito ricaricabile su cui venivano versati 2mila euro al mese, in base a quanto deciso dall’allora dirigente dell’Ugl Giovanni Centrella. Poi c’era un’altra carta di credito, assegnata a a Stefano Cetica, su cui venivano caricato mensilmente altre 3mila euro. L’ex segretario del sindacato è stato assolto per insufficienza di prove: come si legge nella sentenza, l’incarico che il manager ricopriva per il giudice basta a giustificare il rimborso spese e i prelievi in contanti.

Ma emerge comunque una gestione “allegra” che ha permesso a Polverini di fare “spese pazze”: dallo shopping di Max Mara in via Condotti al nail bar nel centro storico di Roma per una manicure. Ma ci sono anche gli acquisti di lingerie di Victoria’s Secret a New York, dove l’ex presidente del Lazio e Cetica si erano recati insieme per un viaggio di piacere. Non sono mancate, inoltre, pranzi e cene a Parigi.

Polverini ha sempre negato di aver effettuato acquisti e, soprattutto, davanti ai pm ha assicurato di non essere mai stata in possesso di alcuna carta di credito. “Non era nella mia disponibilità. Mi risulta che fosse nella sede dell’Ugl di via delle Botteghe Oscure e pertanto a disposizione di Stefano Cetica, in quanto responsabile della struttura”, ha detto la deputata forzista che non ha escluso che qualcuno abbia utilizzato la carta “mentre si trovava in mia compagnia in qualche negozio”. Ma allontana l’ipotesi di essere stata lei a utilizzare la ricaricabile e, durante il processo, ha fatto ricadere la responsabilità su Cetica che avrebbe rimborsato anche alcune delle attività di Polverini a sostegno del sindacato.

Ma i dubbi sulla vicenda sono molti. Come riporta il quotidiano diretto da Molinari, la legale dell’ex governatrice punta a “evidenziare le prove che non sono state correttamente valutate dal giudice di primo grado. Basti pensare a una spesa fatta in farmacia, addirittura riconducibile ad un codice fiscale non di Polverini. Ovviamente Cetica ha prodotto tutte le ricevute delle spese fatte per l’attività sindacale e per l’intero importo attribuito a Polverini”.

Redazione

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