La partita per il futuro di San Siro è entrata nella sua fase più delicata. Dopo il rinvio di luglio causato dalle inchieste sull’urbanistica milanese, il sindaco Giuseppe Sala ha confermato che da settembre ripartirà il percorso consiliare per la vendita dello stadio. Un’accelerazione obbligata: il 10 novembre 2025 scatterà il vincolo sul secondo anello che renderebbe impossibile ogni demolizione del Meazza.

Il tempo stringe drammaticamente. La delibera deve passare prima in giunta e poi in Consiglio comunale, per arrivare al rogito entro ottobre.
Il Comune mantiene ferma la valutazione dell’Agenzia delle Entrate: 197 milioni di euro per stadio e aree circostanti, con uno sconto di circa 80 milioni per le bonifiche che i club dovranno sostenere. Milan e Inter hanno presentato il progetto per un nuovo impianto da oltre 70mila posti da costruire accanto all’attuale San Siro. Ma restano nodi cruciali da sciogliere: la posizione esatta del nuovo stadio, che il Consiglio comunale vorrebbe più lontana dalle case di via Tesio, e soprattutto le garanzie societarie. Il Comune pretende che nell’operazione siano coinvolte direttamente le società calcistiche, non solo i fondi di investimento proprietari.

Intanto la maggioranza consiliare mostra crepe. Cinque consiglieri hanno già dichiarato la loro contrarietà, e senza il sostegno dell’opposizione – che potrebbe uscire dall’aula al momento del voto – i numeri per l’approvazione sono incerti. Nel frattempo, i comitati cittadini continuano a battersi per la ristrutturazione del Meazza, mentre la Procura ha aperto un fascicolo conoscitivo sull’operazione.
Un’ amministrazione impegnata, una città divisa su una questione che tocca l’identità stessa di Milano. Il Riformista continua a ospitare tutte le voci di questo dibattito cruciale, con la volontà di contribuire a un confronto urgente che porti, nel brevissimo tempo rimasto, ad una soluzione per una vicenda che segnerà comunque il futuro della città.

Ambrogio

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