Donald Trump e Vladimir Putin non parlano solo di Ucraina. Il destino di Kiev è ciò che salta all’occhio. Ma la guerra, oltre che decidere le sorti del popolo ucraino e quella della sicurezza europea, rappresenta anche un enorme banco di prova per le relazioni tra Russia e Stati Uniti. Rapporti messi a dura prova dall’invasione ordinata da Mosca e che il tycoon, da quando è tornato alla Casa Bianca, sta cercando in tutti i modi di risanare.

Il legame tra USA e Russia

Il presidente degli Stati Uniti non ha mai nascosto di volere riallacciare tutti i canali con il Cremlino. Lo ha fatto anche per risolvere la guerra in Ucraina, una guerra che Trump ha sempre detto che con lui non sarebbe mai iniziata. Ma mentre Mosca e Washington parlano sul futuro di Kyiv e mentre l’Europa deve gestire queste trattative cercando di fornire le garanzie di sicurezza per il futuro dell’Ucraina, le due potenze discutono anche di altro, e cioè di rapporti bilaterali. Una questione che sta a cuore tanto al presidente Usa quanto a quello russo. Putin ha bisogno di uscire dall’isolamento, sia politico che economico. L’incontro in Alaska è servito sicuramente al primo scopo, ma il capo del Cremlino sa di avere bisogno soprattutto dell’ossigeno che potrebbe arrivare dagli Stati Uniti, sia sul fronte delle sanzioni che su quello degli accordi commerciali (e lo “zar”, in questi mesi, ha più volte sondato il terreno sia sui minerali critici che sull’alluminio).

Trattativa sulle materie prime

Trump, dal canto suo, vuole strappare la Russia dall’abbraccio della Cina, diventata un alleato fondamentale dopo l’invasione dell’Ucraina, e il blocco dell’Occidente nei confronti di Mosca. Ma oltre al piano strategico, per il presidente Usa c’è soprattutto il desiderio di intavolare con l’omologo russo trattative sulle materie prime. E, come ha rivelato Reuters, dietro le quinte delle trattative sull’Ucraina, i due governi hanno già avviato il dialogo su un dossier fondamentale: quello dell’energia. Secondo alcune fonti, l’amministrazione Trump e i funzionari del Cremlino hanno iniziato a studiare la possibilità di far tornare Exxon Mobil, gigante petrolifero americano, nel Sakhalin-1, il progetto per estrare gas e petrolio nell’Estremo oriente russo. Altre fonti, invece, hanno rivelato che Mosca e Washington starebbero anche discutendo del possibile acquisto di tecnologia americana da parte dei colossi russi per trasportare gas naturale liquefatto, soprattutto per quanto riguarda il progetto Arctic Lng 2. Ma alcuni funzionari vicini al dossier hanno anche rivelato la possibilità che gli Stati Uniti acquistino rompighiaccio a propulsione nucleare dalla Federazione russa, uno dei vanti della cantieristica di Putin, che si è sempre interessata alla possibilità di sfruttare le rotte artiche attraverso queste imbarcazioni.

I dossier aperti

Qualcosa, in realtà, si è già mosso. Le trattative sono andate avanti anche ai massimi livelli, soprattutto tra i principali consiglieri di entrambi i presidenti. Il 15 agosto scorso, proprio in concomitanza con il vertice ad Anchorage (dove si è brevemente accennato anche a questi temi), Putin ha firmato un decreto che ha aperto agli investitori stranieri proprio nel progetto Sakhalin-1, lì dove Exxon deteneva una quota del 30% prima della guerra. E molti osservatori ritengono che le minacce di Trump sulle sanzioni siano legate anche a questi rapporti commerciali in via di rimodulazione. Segnali che inducono a credere che tra la Casa Bianca e il Cremlino i dossier aperti siano molti e ben al di là della “sola” pace in Ucraina.