Il territorio di Washington DC racconta la storia degli Stati Uniti d’America. Un’entità costruita da zero, in un distretto federale non facente parte di nessuno Stato, dedicato esclusivamente al governo della democrazia americana. Anche l’amministrazione della città ha uno status particolare, dato che il Congresso ha il potere di modificare o respingere le leggi locali.

Il potere federale, quindi, si intreccia con quello locale. Nella giornata dell’11 agosto, però, con una decisione senza precedenti, il presidente Trump ha ordinato lo schieramento di 800 agenti della guardia nazionale, oltre che la federalizzazione del Metropolitan Police Department (MPD) di Washington, citando la Sezione 740 del “Home Rule Act” del 1973. Questa situazione si protrarrà per 30 giorni, il massimo possibile senza dover richiedere l’autorizzazione del Congresso. La decisione è stata giustificata citando dei dati relativi al crimine in forte aumento nella Capitale.

I dati utilizzati dal Presidente, tra l’altro, sono quelli relativi al 2023, evitando di menzionare il fatto che nel corso degli ultimi due anni il trend indica una forte riduzione del crimine, che ha raggiunto i livelli più bassi degli ultimi 30 anni, nonostante resti tuttavia superiore rispetto alla media nazionale. Già nelle scorse settimane, Trump aveva denunciato l’aggressione di un componente del DOGE, derubato nelle strade della capitale, anche se non sembra che la decisione possa essere inquadrata come un caso isolato, dato che questa scelta è stata descritta come una sorta di esperimento da esportare in altre città, ovviamente a guida democratica come Los Angeles, dove solo pochi mesi fa il Presidente ha schierato la guardia nazionale per rispondere alle proteste anti-espulsioni di migranti.

La chiara invasione di Trump

I punti da analizzare sono almeno due. In primis, la chiara invasione nella sovranità e nell’indipendenza della capitale, denunciata anche dalla sindaca e dal procuratore generale della città, che hanno ribadito l’assenza di un’emergenza sicurezza nel Distretto. In una città che da tempo recrimina l’assenza di rappresentanti in Parlamento (ad oggi esiste un rappresentante senza diritto di voto), un’ingerenza di queste proporzioni da parte del governo federale ha un significato politico molto forte.

Le incongruenze con il 2021

Il secondo punto, forse il più importante, è il palese doppio peso applicato dall’amministrazione. Nessuno ricorda la federalizzazione della polizia di Washington il 6 gennaio 2021, quando il mondo Maga attaccò la sacralità della democrazia americana. Trump chiede agli agenti di rispondere con durezza se dei manifestanti dovessero sputare contro di loro, ma non quando gli stessi agenti vengono assaliti e uccisi nello svolgere il loro dovere di difendere le istituzioni. Anzi, oltre al perdono presidenziale agli assalitori, l’amministrazione ha offerto anche 5 milioni di dollari come risarcimento alla famiglia di un’assalitrice morta durante quelle tragiche ore. Ovviamente queste cifre e questo trattamento non sono stati riservati alle forze dell’ordine.

Arma distrazione di massa?

Quello che fa riflettere è il tempismo del provvedimento, nel mezzo dei preparativi per il summit diplomatico in Alaska dei prossimi giorni, oltre che in giornate comunque tese per il caso Epstein, che continua a fare parte del dibattito pubblico. Non è improbabile, quindi, che il provvedimento sia solamente un’arma di distrazione per monopolizzare per una manciata di ore il dibattito pubblico. Rimane la gravità di una scelta che non ha precedenti dall’approvazione del Home Rule Act, oltre alla evidente ipocrisia di un presidente che usa le forze dell’ordine per combattere crisi che non ci sono in città amministrate dai democratici, quando lui stesso le mandò al massacro per proteggere la sua distorta idea di democrazia.

Michele Luppi

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