Trumpeide
Trump varca il Rubicone: l’America è sbalordita. La spedizione senza precedenti oltre i limiti costituzionali

Donald Trump, come Giulio Cesare quando entrò nella Repubblica, ha portato le sue legioni oltre il Rubicone costituzionale e oggi è accusato di cesarismo per l’invasione della California. Mai era accaduto che un Presidente, senza aver ricevuto alcuna richiesta di aiuto da un Governatore spedisse truppe delle forze armate addestrate per combattere il nemico esterno. Lui le ha mandate espropriando il governatore della California dal diritto di usare il suo “law enforcement” formato dalle polizie di Contea e di Stato.
L’America è sbalordita
Trump ha spedito a Los Angeles non solo la Guardia Nazionale, ma 700 Marines delle forze armate. Non forze di polizia antisommossa come la “Guarde Nationale” francese, ma truppe regolari dei corpi speciali creati – come ricorda il loro inno – per scontrarsi con i messicani “of Montezuma” o il sultano di Tripoli. Che ci fanno i Marines a Los Angeles? L’America è sbalordita. Il New York Times dichiara lo stato di crisi costituzionale denunciata dal suo board editoriale. La Casa Bianca sostiene di aver mandato truppe a Los Angeles perché la polizia locale aveva bisogno del loro aiuto per fronteggiare la violenza degli “insurrectionists”. Ma giuristi e politici sono– anche da parte repubblicana – d’accordo nel negare la legittimità dell’azione della Casa Bianca perché il “Posse comitatus Act”, una legge costituzionale, vieta l’uso delle forze armate al Presidente contro i propri cittadini. La professoressa Rachel VonLandngham, esperta di diritto costituzionale citata dal New York Times, ricorda che i padri fondatori scrissero che le forze armate non possono essere mai usate contro “we people”, perché sarebbe un comportamento coloniale.
L’abuso di un potere che non compete
Gli inglesi usavano le Red Coats, le giubbe rosse militari per violare la proprietà e la libertà dei cittadini. Intendiamoci: i tumulti ci sono, fiammeggiano e levano alte colonne di fumo le auto incendiate, gli scontri violenti per colpa dei manifestanti e tutto ciò che è “unrest”, ovvero ribelle e sovversivo, deve essere sconfitto con l’uso della forza. Su questo sono tutti d’accordo. E infatti il governatore della California è furioso non perché Trump usi la forza ma perché usa la sua forza sostituendosi agli eletti che governano come membri di una unione tra Stati autonomi: l’oltraggio non sta quindi nell’uso della forza, ma nell’abuso di un potere che non gli compete in un Stati degli Stati Uniti senza che nessuno glielo abbia chiesto.
Trump varca i limiti costituzionali
È evidente che Donald Trump sta varcando i limiti costituzionali – frammentati in un insieme sparpagliato di “acts” che segnano le linee di confine fra potere federale, quello dei singoli Stati e di Contee. Ed è proprio questa la sua colpa e questa è la minaccia cesarista che oggi Trump incarna e che lo fa apparire più simile a Vladimir Putin che ad Abraham Lincoln. Sostituendosi al governatore della California impedisce a chi è legittimato dai voti popolari di quello Stato, di fare quanto è in suo potere e dovere. L’allarme è generale anche fra i repubblicani della vecchia scuola, quelli che non hanno mai indossato un berretto rosso con la sigla MAGA (“Rendiamo l’America grande come una volta”). La guardia civile è un esercito territoriale composto da cittadini volontari del luogo in cui risiedono. Ai tempi della Rivoluzione somigliavano alle ronde cittadine come quella dipinta da Rembrandt. Dunque, la National Guard di uno Stato non può essere usata fuori da quello Stato a meno che il Presidente usando un potere legittimo, non decida di militarizzarla e la arruoli, anche momentaneamente, nelle forze armate. Le varie Guardie Nazionali sono state usate anche per combattere in Iraq. Ma Trump ha varcato il Rubicone quando è entrato in armi il suo potere federale invadendo uno Stato dell’Unione. Se non sarà sanzionato dal Congresso, Trump avrà strappato un potere mai usato da alcun altro presidente: quello di entrare in armi nella terra dei liberi e nella patria dei coraggiosi.
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