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Droga, criptovalute e armi: Willkommen in Deutschland, il paradiso delle reti criminali

Droga, armi, clan. Ma anche spie, hacker e governi ostili. In Germania le organizzazioni criminali collaborano con gruppi legati a Russia, Cina, Corea del Nord e Iran. I confini tra crimine e intelligence straniere sono fluidi e contigui. Negli ultimi mesi, la Germania è stata coinvolta in uno dei più grandi sequestri di cocaina mai registrati sul suolo europeo: oltre 35 tonnellate intercettate tra aprile e settembre 2023, per un valore di mercato vicino ai tre miliardi di dollari. La droga arrivava da Colombia, Ecuador, Panama, Suriname e Guyana. I porti usati: Anversa, Rotterdam, Amburgo. A organizzare tutto, una rete di aziende fittizie create da un imprenditore tedesco del Nord Reno-Vestfalia.
Droga, criptovalute e armi
Non è un caso isolato. Il Paese è diventato un nodo centrale nei traffici internazionali. Cocaina, eroina, metanfetamine e nuovi oppioidi sintetici viaggiano insieme a criptovalute e armi. Clan locali e mafie straniere si alleano, si dividono i territori, si fanno guerra. A questo si aggiunge un altro livello. Più profondo, meno visibile. La guerra ibrida, l’”influenza straniera maligna”. Gli apparati di sicurezza tedeschi hanno documentato la presenza di gruppi legati all’intelligence russa, cinese, nordcoreana e iraniana. Alcuni usano bande criminali come copertura. Altri forniscono supporto logistico o tecnologico a reti di traffico già attive.
Spie e affari criminali
Nel frattempo, la ’ndrangheta continua a operare sottotraccia. Non spara, ma investe. Ricicla denaro, compra immobili, gestisce società. I gruppi albanesi sono i più attivi nel traffico di cocaina. Le reti turche e curde dominano su eroina e armi. I clan ceceni controllano quote crescenti del racket e fanno da ponte con Mosca. Secondo Europol, tra 20.000 e 40.000 persone in Germania sarebbero legate a reti criminali post-sovietiche. Alcune operano per conto dei servizi russi. I “Ladri nella Legge” caucasici offrono protezione, droga, armi, hacker, identità false. Mosca li usa come strumenti esterni. Dopo l’espulsione di decine di diplomatici russi nel 2022, il Cremlino ha attivato canali alternativi. Il caso Jan Marsalek – ex manager della Wirecard, oggi latitante – ha mostrato come spie e affari criminali si incrocino. Le sue reti osservavano basi NATO, usavano tecnologie militari, gestivano azioni coperte.
Operazioni più ampie
Anche la Cina è attiva. Non cerca caos, ma influenza economica. La polizia tedesca ha scoperto una rete cinese che produceva permessi falsi per immigrati clandestini, coinvolgendo anche due avvocati. Ma non si ferma lì. Berlino sospetta che dietro ci siano operazioni più ampie: frodi, riciclaggio, spionaggio industriale. Mentre Pyongyang si muove nel mondo delle criptovalute. Hacker nordcoreani riciclano fondi, attaccano piattaforme, violano sistemi. Servono a finanziare il regime, bypassando le sanzioni.
Reti criminali
Poi c’è l’Iran. Inchieste congiunte tra Francia e Germania hanno rivelato l’uso di reti criminali per spiare dissidenti iraniani e imprese ebraiche. Gli agenti di Teheran pagano trafficanti europei per ottenere informazioni, sorvegliare obiettivi, intimidire. Questa non è più solo criminalità. È guerra a bassa intensità. Portata avanti con strumenti nuovi: porti, banche, web, cellulari, documenti falsi. I nemici della Germania – e dell’Europa – non usano uniformi. Usano società di copertura, app di messaggistica, casseforti in bitcoin. I confini si sono rotti. Clan e Stati, trafficanti e spie, affari e destabilizzazione: tutto si mescola. Le minacce ibride rappresentano una sfida attuale e significativa per le democrazie contemporanee, richiedendo una comprensione approfondita delle sue dinamiche e una risposta coordinata che mantenga l’equilibrio tra sicurezza e libertà.
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