Uomo sarebbe stato incastrato dalle chat
Turno di notte da incubo, infermiera del 118 palpeggiata e violentata dall’autista dell’ambulanza: “Non dire nulla”
E’ stata prima palpeggiata nelle parti intime all’interno dell’ambulanza, poi costretta a subire un rapporto sessuale sul lettino della postazione del 118 dove stavano lavorando nonostante le resistenze opposte. E’ l’orrore vissuto da una infermiera di 34 anni durante il turno di notte in Val d’Agri, in provincia di Potenza. La donna è stata violentata da un suo collega, il conducente dell’ambulanza, un uomo di 45 anni, residente in provincia di Matera e arrestato nelle scorse ore dai carabinieri e dovrà ora difendersi dall’accusa di violenza sessuale aggravata.
Le indagini, condotte dai carabinieri di Viggiano e coordinate dalla procura di Potenza, sono partite a fine febbraio dopo la denuncia della sanitaria minacciata dallo stesso collega di non raccontare a nessuno quanto accaduto nelle notti precedenti. In poche settimane sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’indagato, che è stato così individuato quale autore della violenza sessuale. All’arresto si è giunti al termine di “una meticolosa attività investigativa, che ha reso possibile raccogliere ulteriori e rilevanti elementi probatori, utili alla ricostruzione puntuale della condotta tenuta dall’uomo, attraverso l’analisi e la consonanza emersa dalle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti, oltre che accertamenti di natura tecnica eseguiti dai Carabinieri su apparecchi telematici (cellulari e altri dispositivi), e i loro contenuti (chat in primis)“.
“Siamo scossi per quanto accaduto all’operatrice sanitaria del Dires Asp nei giorni scorsi ed emerso in queste ore. È inammissibile – affermano la segretaria generale Giuliana Scarano e Sandra Gugliemi, del sindacato Fp Cgil di Potenza – che una donna debba subire molestie e violenza ed è inaccettabile che questo accada sul luogo di lavoro da parte di un collega. Come Fp Cgil non possiamo che stringerci a questa giovane donna, condividendo il suo dolore e la sua rabbia, mettendole a disposizione la nostra struttura e tutte le sue ramificazioni, compresa la tutela legale. La violenza nei confronti delle donne è un reato odioso che reca un danno indelebile nelle vittime, ma sconvolge, al contempo, la condizione lavorativa e di vita di tutti i lavoratori sul luogo di lavoro, facendo emergere paure e insicurezza”.
La vicenda, secondo la Funzione Pubblica della Cgil, “riporta prepotentemente al centro dell’attenzione la priorità delle priorità: fare dell’ambiente di lavoro un luogo sicuro e rispettoso della dignità non solo delle lavoratrici e dei lavoratori, ma di tutte le persone che vi operano con dedizione e senso di abnegazione. Una pagina nera che rischia, in maniera assolutamente errata, di macchiare l’immagine di operatori al servizio della salute pubblica, ogni giorno impegnati per salvaguardare le cure e l’integrità fisica e psicologica della popolazione. Operatori che da oltre due anni mettono a rischio la loro vita, schierati in trincea, avamposto della nostra salute. Una ferita profonda che ha bisogno, per essere curata, sicuramente di un cambio di passo culturale, ma che esige, nell’immediato, interventi decisi e concreti atti a tutelare la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”.
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