La stagflazione è stata schivata
Wall Street riacquista fiducia: cala l’import, boom di crypto. E per la famiglia Trump bitcoin per 2,5 miliardi di dollari
I successi di Washington in politica internazionale si riflettono sulla sua economia. Forte crescita per il mercato delle cryptovalute, fase espansiva per gli investitori
I mercati cominciano ad adeguarsi al nuovo mondo di cui Donald Trump è sempre più deus ex machina. Fatta chiarezza sui dazi cui sono soggette le merci in entrata negli Usa, gli investitori puntano a una nuova fase espansiva. Wall Street ritrova fiducia, raggiungendo i massimi storici appena un giorno prima del summit di Anchorage in Alaska.
A sua volta, scende il mercato dei mutui. Quelli trentennali a tasso fisso segnano una contrazione sia in termini settimanali (-0,05%), sia mensili (0,14%). Pur con un lieve rialzo su base annua (+0,09%). C’è ottimismo, come anche attesa. La stagflazione è stata schivata. Gli investimenti previsti dal Big Beautiful Bill in Ai e infrastrutture sono stati accolti con favore. I consumi, nonostante le nuove politiche tariffarie, restano sostenuti.
S&P ha confermato un AA+/A-1+ all’economia Usa. Tuttavia, si aspetta di vedere cosa farà la Fed. Il prossimo 17 settembre dovrebbe tagliare i tassi d’interesse di 25 punti base. Lo farà? Il dissenso all’interno del board, registrato a fine luglio, quando nulla è stato toccato, induce a una risposta positiva. Secondo Reuters, le probabilità sono all’80-85%. Non male. Le aspettative, però, collidono con l’inflazione che non vuole calare. Nodo finanziario irrisolto com’è quello politico-istituzionale. Del conflitto, anche personale, fra Trump e Powell non si parla da un po’. Il presidente si è concentrato su altri dossier. Il problema resta, però. E se tra un mese Jackson Hole dovesse proseguire sulla sua linea restrittiva, è prevedibile una nuova ondata di polemiche. Con tutti i fastidi che i mercati hanno già espresso in situazioni precedenti.
La Casa Bianca si sente forte dei risultati in politica internazionale. Per quanto non eccelsi. Ed è in grado di pomparli a proprio vantaggio, convincendo gli investitori che l’America sta tornando grande. Lo dice il deficit della bilancia commerciale, passato dai 71,7 miliardi di dollari a maggio, a 60,2 miliardi a giugno. Quindi prima dell’ufficializzazione dei dazi, in un clima di profonda incertezza, se non attrito diffuso. Lo dice in modo ancora più esplicito il mercato delle cryptovalute. Cresciuto del 32% dall’inizio dell’anno. Fox News – la fonte è di parte, d’accordo, ma i numeri sono laici – ha parlato di “crypto tsunami” in riferimento agli 1,25 trilioni di dollari che stanno per riversarsi sul settore, coinvolgendo anche i piani pensionistici. È questa l’economia che apprezza la “diplomazia della clava”. Per inciso, l’originale in inglese è “club diplomacy”, con “club” che sta per manganello, diverso da clava. Donald Trump sta costringendo l’intera comunità internazionale a un esame di coscienza.
Sta risvegliando l’Europa, la Nato e il Wto. I risultati sono di là da venire, ma i cambiamenti sono quotidiani. Con il suo pragmatismo, il tycoon punta a vincere il Nobel per la Pace, senza dimenticare né l’economia americana, né il suo tornaconto personale. Si stima che la famiglia Trump sia arrivata a un patrimonio in bitcoin corrispondente a 2,5 miliardi di dollari. Per lui le speculazioni finanziarie sono all’ordine del giorno. Anche quando si tratta di fare la guerra o imporre la pace. Lo stato di buona salute del mercato dei bitcoin può essere strumentalizzato. Sia in sede diplomatica, dove Trump ha già dato prova di bullismo. Sia per politicizzare la Fed. O ancora meglio per confutare quel calo di consenso che, nonostante gli incentivi economici, ha raggiunto il punto più basso da gennaio a oggi.
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