Sanzione in arrivo
X, la Commissione UE apre un’indagine: sospetta violazione del Dsa: cosa rischia il social di Elon Musk
La notizia dell’apertura di un procedimento formale nei confronti di “X” da parte della Commissione Europea, ai sensi del neonato Digital Services Act anche detto DSA, non può certo dirsi un fulmine a ciel sereno. Lo scambio di comunicazioni tra Bruxelles e il Social di Musk ha avuto inizio lo scorso ottobre.
In data 12 ottobre, infatti, la Commissione ha inviato una richiesta formale di informazioni a X, sempre ai sensi del DSA, a seguito di indicazioni ricevute dai servizi della medesima Istituzione UE in merito alla presunta diffusione di contenuti illegali e disinformazione.
Tuttavia, né il transparency report pubblicato dalla società il successivo 3 novembre, né le risposte del colosso americano hanno soddisfatto la Commissione Europea – in particolar modo il comportamento di X in merito alla “diffusione di contenuti illegali nel contesto degli attacchi terroristici di Hamas contro Israele”, il quale pare essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso – la quale ha pertanto deciso di aprire un procedimento formale per valutare eventuali violazioni del DSA da parte di X, la prima nel suo genere dalla nascita del DSA.
Le misure contro la disinformazione
Bruxelles ha delineato le aree di interesse nel procedimento in corso, come annunciato brevemente dal Commissario al Mercato Interno Thierry Breton attraverso un tweet effettuato proprio su X. La Commissione si concentrerà su diverse questioni: La prima riguarda la conformità di X alle obbligazioni del DSA nella lotta alla diffusione di contenuti illegali. Ciò include la valutazione del rischio e le misure di mitigazione adottate da X, il funzionamento del meccanismo di notifica e azione per i contenuti illegali nell’UE, in conformità con il DSA, e l’analisi delle risorse di moderazione dei contenuti di X. La seconda area di interesse è l’efficacia delle misure adottate da X per contrastare la manipolazione dell’informazione, con particolare attenzione al sistema “Community Notes” di X nell’UE e all’efficacia delle politiche correlate nel mitigare i rischi per il dibattito civico e i processi elettorali. La terza questione riguarda le azioni intraprese da X per aumentare la trasparenza della sua piattaforma. Sono sospettate carenze, in particolare per quanto riguarda l’accesso dei ricercatori ai dati pubblicamente accessibili di X, come richiesto dall’Articolo 40 del DSA, e potenziali lacune nel repository degli annunci di X. Infine, è stato evidenziato un presunto design ingannevole dell’interfaccia utente, con particolare riferimento ai segni di spunta collegati a determinati prodotti a pagamento, noti come “Blue Checks”.
Il problema delle tempistiche
Quali sono i prossimi passi? La Commissione ora potrà raccogliere ulteriori prove attraverso richieste di informazioni aggiuntive, interviste o ispezioni. Proprio l’apertura formale del procedimento le conferisce, altresì, il potere di adottare misure coercitive e decisioni sulla non conformità. La stessa Istituzione potrà anche accettare impegni da parte di X per risolvere le questioni in oggetto. In ogni caso, di per sé, l’apertura del procedimento non pregiudica l’esito della stessa. Quanto alle tempistiche, invece, si naviga nell’incertezza più assoluta. Il DSA non stabilisce scadenze legali per concludere le procedure formali. La durata dell’indagine dipenderà da vari fattori, come la complessità del caso, la cooperazione di X e l’esercizio, da parte di quest’ultima, del suo diritto di difesa. Inoltre, come sopra sottolineato, non esistono precedenti. Ciò che è certo è che l’avvio del procedimento sospende le competenze dei Coordinatori dei Servizi Digitali o di qualsiasi altra autorità competente degli Stati membri dell’UE.
In conclusione, due sono gli aspetti che traiamo da questa vicenda che è appena gli inizi: la prima è che se X è stata la prima a ricevere una richiesta di informazioni da parte della Commissione (sfociata poi in un procedimento formale), non è certamente l’unica. Infatti, tra ottobre e novembre 2023, tutte le grandi realtà (Meta, Tiktok, AliExpress, Youtube, …) hanno ricevuto una richiesta proveniente dal Berlaymont. Ciò potrebbe sottolineare l’efficacia del DSA. La seconda è che i contenuti fake, soprattutto con l’espansione dell’intelligenza artificiale generativa, spaventa molto e questa normativa potrebbe essere un valido strumento per poter contenere questo fenomeno.
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