Ieri i canali social di Fratelli d’Italia trasudavano eccitazione, un po’ provinciale e molto poco sovranista, per l’annuncio della presenza di Elon Musk ad Atreju, la tre giorni romana del principale partito conservatore italiano. Il multimiliardario fondatore di Tesla, nonché imprenditore dello spazio nonché proprietario di X-Twitter sarà infatti sabato ai giardini di Castel Sant’Angelo e tra gli altri si confronterà con Giorgia Meloni, ammesso e non concesso che i lavori del Consiglio Europeo che si apre oggi, termineranno in tempo per farla arrivare.

Giorgia farà però di tutto per esserci. Del resto, a sei mesi dalle elezioni europee, X-Twitter, il social network che con una punta di egotismo e con un occhio al business Musk si è comprato, sono fondamentali al suo partito europeo e in generale alla destra europea. Obiettivo dichiarato: conquistare la maggioranza nel nuovo parlamento di Bruxelles e ottenere così la guida delle istituzioni europee. Obiettivo poco realistico stando ai numeri attuali ma non certo impossibile, specie con all’aiuto di Musk.
Il nuovo X, che ha sostituito il fin troppo paludato Twitter, ha riottenuto una parziale centralità nel dibattito pubblico con metodi che potrebbero essere definiti come “di concorrenza sleale”.

In un mercato come quello dei social network, che specie a livello europeo è sempre più regolamentato, mentre Google, Meta e gli altri attori si stanno conformando alle richieste di Bruxelles di combattere la diffusione di fake news anche comprimendo nell’algoritmo i contenuti troppo polarizzati ed i canali di diffusione della disinformazione, X ha infatti smantellato quasi tutti i team di moderazione, sta riacquisendo centralità “pompando” proprio i contenuti divisivi e neppure risponde alle sollecitazioni delle autorità europee. Ne è una prova la ricerca dell’università di Washington che ha dimostrato come su Ucraina e conflitto in Medio Oriente il nuovo algoritmo di X stia avvantaggiando le fonti di informazione alternative e non mainstream, i cui contenuti superano di gran lunga in diffusione quello di blasonati quotidiani, agenzie stampa e reti televisive mondiali. Con un impatto potenzialmente devastante sull’informazione, perché questi canali diffondono disinformazione e odio sociale. Ed è la stessa ricerca, confermata anche da altri studi, a dimostrare come siano i contenuti di estrema destra, alcuni dei quali rilanciati dallo stesso Musk, ad essere esplosi nel nuovo X, mentre i canali progressisti ed ancor di più quelli moderati sono totalmente compressi dall’algoritmo.

Il rischio, che può diventare realtà via via che ci si avvicina a quello delle elezioni europee, è che X si trasformi in un poderoso veicolo di trasmissione delle narrazioni della destra europea: Bruxelles ci sta facendo invadere con le migrazioni, le nostre città si stanno riempiendo di pericolosi terroristi, l’UE ci vuole imporre i suoi “stili di vita”, a rischio ci sono la nostra sovranità e le nostre radici, il cambiamento climatico non esiste e potrei continuare così all’infinito. Ricordate l’impatto di Facebook nel 2016, ad iniziare dall’elezione di Trump e dal voto su Brexit e referendum costituzionale italiano? Ecco, l’Occidente rischia di subire il bis.

Del resto, non è solo l’UE ad andare al voto: le democrazie di Stati Uniti, Regno Unito ed India, per citare “solo” tre casi, chiameranno i propri cittadini ad esprimersi nel 2024. Ed è naturale che le armi, tutte le armi, anche quelle meno ortodosse, si stiano affilando. Non è un caso che Bruxelles abbia accelerato le trattative per dare il via in tempi record al lancio di Threads in Europa, superando i problemi sulla privacy che erano stati sollevati: oggi a mezzogiorno infatti il concorrente di X sviluppato da Meta/Facebook sarà finalmente disponibile anche da noi.
È in rischio la nostra stessa democrazia, titolava l’Economist in una celebre copertina del 2017. Prima ci si accorgerà che questo rischio si è riaffacciato nuovamente, meglio sarà per tutti noi.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva