La storia dell’Italia, in particolare quella della ricostruzione all’indomani della fine della guerra e quella del boom economico degli anni ’60, è stata fortemente animata e segnata da personalità che hanno dedicato un’intera vita personale e professionale al servizio delle proprie comunità e dei propri territori. Quella di Donato Formisano, Presidente della Banca Popolare del Cassinate, venuto a mancare lo scorso 27 dicembre, è una di queste. Punto di riferimento e guida sicura dal carattere forte, ottimista e tenace ha segnato la storia della banca sin dalla sua fondazione divenendone Presidente nel 1986 dopo aver ricoperto la carica di Presidente del Collegio Sindacale e Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione. La Banca Popolare del Cassinate oggi, anche grazie a Donato Formisano, è una realtà viva, un centro propulsivo e di sviluppo dell’economia locale che ha attraversato e superato i tanti e difficili passaggi degli ultimi 60 anni, sempre al fianco della comunità e delle attività produttive che hanno animato la vita di un territorio ricco della sua cultura millenaria.
Il 15 marzo del 1944, un bombardamento – una delle azioni più devastanti e conosciute della Seconda Guerra Mondiale – aveva raso al suolo la città Cassino e la sua Abbazia benedettina. A circa 10 anni da quell’evento il territorio cominciava a risollevarsi da una distruzione che aveva colpito il 100 per cento del patrimonio abitativo urbano e rurale e il 90 per cento di quello zootecnico. È in quel periodo, in piena ricostruzione, che emerge chiara la consapevolezza che la rinascita del territorio non poteva essere sostenuta solo da aiuti esterni al tessuto economico e civile ma che sarebbe stata necessaria la fondazione e la presenza stabile di un istituto di credito di prossimità capace di tradurre concretamente i progetti di ricostruzione e sviluppo insieme alle istanze provenienti dalla comunità locale. La Banca Popolare del Cassinate nasce, così, il 5 febbraio 1955 per iniziativa di 39 soci con un capitale di 50 milioni e una massa fiduciaria di 100 milioni di lire. Lo scopo sociale è quello di affiancare ogni iniziativa economica, attraverso una politica del credito mirata al sostegno di tutti i settori produttivi dell’area, sostenendone lo sviluppo senza alcuna discriminazione. Una sfida il cui futuro e il cui esito erano tutti da costruire e nella quale nulla era scontato. Di questa storia italiana, una realtà al centro della provincia del Lazio meridionale, Donato Formisano è stato, senza dubbio, animatore e protagonista appassionato.
In chiusura del Bilancio d’esercizio 2019, in un momento difficile per tutto il Paese segnato dalla pandemia, si rivolgeva alla comunità, ai soci e alla clientela con fiducia nel futuro e rinnovata speranza: «Custodiamo gelosamente la nostra storia e la nostra tradizione, ma, al tempo stesso, investiamo risorse ed energie sull’innovazione. Tuttavia, sappiamo anche che la vera innovazione non risiede semplicemente nell’utilizzo dei mezzi tecnologici raffinatissimi e all’avanguardia. Ogni innovazione, ogni nuova invenzione tecnica e tecnologica è destinata a essere superata: è il percorso affascinante dell’ingegno umano, sempre pronto a inventare, reinventare, migliorare, potenziare. La vera innovazione, quella di cui siamo più orgogliosi, sta nell’aver saputo riattualizzare, rinnovare e far vivere in maniera nuova quella che è la vera cifra dello stile BPC: il legame con il territorio e con le persone. Abbiamo messo il cuore e la passione nel nostro modo di fare banca; abbiamo messo nella tecnologia l’amore per le persone e le cose, abbiamo innestato la tradizione nel futuro. È di questo che, più di tutto, siamo orgogliosi ed è su questo che, come recita uno storico claim che accompagna da anni la nostra attività, continueremo a lavorare ieri per la ricostruzione, oggi per il futuro». Donato Formisano ha saputo guidare la banca con prudenza e lungimiranza, con una capacità di visione e di anticipazione del futuro, coniugando tradizione e innovazione e trasformando la Banca Popolare del Cassinate in una delle realtà economico-imprenditoriali più importanti del Lazio meridionale. È rimasto vicino alla banca e ai suoi dipendenti fino agli ultimi giorni, segno della sua tenacia, del suo attaccamento all’istituzione per la quale ha dedicato la sua vita e la sua voglia di condivisione.