Dopo l'uccisione del ragazzo a Napoli
Appello alla famiglia di Ugo, la mamma di vittima baby gang: “Ora salviamo i ragazzi”
Cara Mamma di Ugo,
mi rivolgo a te, da mamma a mamma, perché ti immagino in questo momento distrutta. Io so cosa significa essere chiamata e correre in un ospedale dove tuo figlio è in fin di vita. A prescindere dalla ragione per la quale sia lì in quel momento. Non ti sei mostrata molto alle telecamere, non ne hai trovato giustamente il tempo, c’è a stento spazio per un dolore che è incontenibile.
Eppure, Mamma di Ugo, sento il desiderio di rivolgermi a te in questo momento per abbracciarti idealmente, per dirti che noi mamme, a volte, anche in un immenso dolore dobbiamo trovare il modo di fare la differenza, soprattutto se abbiamo altri piccoli da crescere. Mi riferisco ai fratellini di Ugo, a cui sarai chiamata a mostrare l’altra faccia di questa disgrazia. Se Ugo purtroppo oggi non c’è più dobbiamo tutti imparare la lezione che ne viene, cambiando una mentalità, incidendo anche su quegli amici, su quei parenti, su quei conoscenti che direttamente o indirettamente non hanno impedito che Ugo sbagliasse. Se tu, forte della tua sofferenza, potessi spiegare loro che proprio quella violenza abituale, condivisa, accettata come “normale” è proprio ciò che ha divorato la vita di tuo figlio sarebbe per tutti quanti un grande segnale di speranza. Sono sicura che lui da lassù lo vorrebbe per sé e per i suoi compagni di scorrerie che forse meritano di essere salvati anche grazie al sacrificio di Ugo. Questo, credimi, ti darebbe un grande conforto ed una maggiore pace interiore e lenirebbe un po’ di quei sensi di colpa che ciascun genitore ha quando capisce di non essere riuscito a proteggere il proprio figlio pretendendo che rincasi prima la sera, costringendolo ad andare a scuola l’indomani mattina, limitandogli un po’ di più l’uso del cellulare o chiedendogli come mai ha quelle scarpe o quel giubbotto firmato che di certo non gli hai acquistato. Vorrei sinceramente manifestarti la mia vicinanza con animo scevro da giudizio perché la giustizia non può essere invocata soltanto quando subiamo un torto ma innanzitutto praticata assicurando una vita più giusta a chi ci vive accanto.
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