Consiglio dei ministri notturno su autostrade. E’ un ‘ultimo miglio’ lunghissimo quello che riguarda la possibile revoca delle concessioni ad Atlantia, dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova il 14 agosto 2018.

Il vertice su Autostrade è stato sospeso intorno alla mezzanotte per un faccia a faccia a palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Successivamente, Aspi (Autostrade per l’Italia) ha proposto al Governo un ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Autostrade e l’uscita di Atlantia da Aspi, che sarebbe graduale.

LA PROPOSTA DEI BENETTON – Scenderebbe al 10-12% la quota di Benetton, con lo scorporo di Autostrade rispetto ad Atlantia. Lo riporta l’Ansa che cita fonti di governo. I Benetton avrebbero dato la disponibilitaà allo scorporo di Autostrade rispetto ad Atlantia, al contemporaneo ingresso di Cdp in Aspi e alla successiva quotazione di quest’ultima in Borsa. Il processo, che secondo fonti di governo si consumerebbe nel giro di sei mesi o un anno, avverrebbe in due fasi. Nella prima Cdp entrerebbe con il 51% in Aspi e ci sarebbe lo scorporo. Al momento Atlantia detiene l’88% delle quote di Autostrade: con l’ingresso di Cdp come socio di maggioranza la holding controllata dai Benetton scenderebbe sotto il 51% condividendo la quota di minoranza di Autostrade con gli altri azionisti. Quindi, con lo scorporo, la quota della famiglia Benetton si attesterebbe tra il 10 e il 12%, soglia sotto la quale – spiegano fonti di governo – non si entra in Cda. Nella seconda fase ci sarebbe la quotazione in Borsa di Autostrade, che dovrebbe portare a una società con una presenza forte di Cdp e un azionariato diffuso alto, fino al 50%, in cui potrebbero entrare nuovi soci, con un’operazione di mercato, abbassando ulteriormente il peso della famiglia Benetton.

La riunione del Governo, prevista alle 11, slitta alle 22 alla disperata ricerca di un accordo. La strada, però, è in salita, tanto da far levare le “preoccupazioni” del Quirinale. Sergio Mattarella, come sua abitudine, in ossequio ai ruoli e alle competenze istituzionali, non interviene nel merito, ma auspica che si arrivi a un accordo unitario e ragionevole. Nessun allarme specifico sulla tenuta della maggioranza, viene sottolineato, ma la speranza che dal dossier non arrivino contraccolpi per il Governo.

La soluzione, certo, appare lontana. A trovare il bandolo della matassa, su questo concordano tutti i partiti che sostengono il Governo, adesso dovrà essere Giuseppe Conte, specie dopo la ‘drammatizzazione della vicenda’ messa in campo negli ultimi giorni. A inchiodare il premier alle sue responsabilità è anche una lettera a lui indirizzata dalla ministra dei Trasporti Paola De Micheli, datata 13 marzo. La titolare del Mit invitava il presidente del Consiglio a prendere una decisione.

La missiva è rimasta “riservata – personale”, come si legge nell’intestazione, fino ad oggi. Ora, spiegano fonti dem, è lì a dimostrare che non è per De Micheli che non si è arrivati a una decisione. “La ministra si è sentita attaccata e messa in mezzo – raccontano – e ha voluto mettere le cose in chiaro. Nessun attacco a Conte, ma la semplice cronaca dei fatti. Il lavoro sul dossier c’è stato, altro che inerzia”. La ministra, nella lettera, proponeva al premier “considerata la delicatezza e la complessità della questione”, di sottoporre al Consiglio dei ministri “la percorribilità della soluzione transattiva”. Rischiosa, invece, per la titolare del Mit che citava l’avvocatura dello Stato, la strada della revoca delle concessioni, non potendo essere esclusa l’ipotesi “che in sede giudiziaria nazionale o sovranazionale possa essere riconosciuto il diritto di Aspi all’integrale risarcimento”.

La possibile mediazione potrebbe allora passare per la nomina di un commissario, soluzione che, estromettendo i Benetton dalla governance, avrebbe il placet del M5S e non dispiace a Pd e Iv, perché consentirebbe di salvaguardare posti di lavoro e cantieri da ‘sbloccare’. Chi è impegnato sul dossier è a lavoro per valutare nomi e possibilità giuridiche. Secondo alcuni rumors, però, anche questa ipotesi sarebbe impossibile da attuare. Resterebbero allora sul tavolo la revoca (sulla quale però rimane il no di Matteo Renzi e si fa strada uno scetticismo dei dem) o l’intervento di Cdp per arrivare all’azzeramento delle quote dei Benetton dal Cda di Aspi. Il Consiglio dei ministri di stanotte, sia pur decisivo per trovare una quadra all’interno della squadra di Governo, potrebbe allora non mettere la parola fine sul dossier e rinviare al weekend per contenere le ripercussioni sui mercati. Qualsiasi sia la scelta finale.

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