«Siamo venuti a conoscenza della chiusura degli sportelli bancari e riteniamo che ciò rappresenti un ulteriore grosso problema soprattutto per le persone anziane, fragili e con disabilità. Spesso si sente dire che è importante tutelare i più deboli, ma questa decisione va in senso opposto». Inizia così una lettera dei cittadini di Bentivoglio, un piccolo centro nella provincia di Bologna, dove il sindaco ha annunciato la chiusura degli unici due sportelli bancari. Il motivo è il solito: “razionalizzazione”. Ma «la popolazione di Bentivoglio – continua la lettera – è costituita da una buona percentuale di anziani. Avere lo sportello bancario permetterebbe di mantenere autonomia. Se si valuta l’esigenza di conoscenze che il rapporto online presuppone, ci si rende conto che una grossa fascia di popolazione viene isolata per mancanza di mezzi e competenze».

Il problema non è nuovo ma con la crisi pandemica si è accentuato. Già prima della pandemia si era registrata una progressiva crescita nell’utilizzo degli strumenti di pagamento alternativi al contante per effetto sia del rapido sviluppo tecnologico, sia degli interventi normativi a sostegno dell’efficienza e della sicurezza nei pagamenti. L’emergenza sanitaria e i provvedimenti per contenere il contagio hanno fatto il resto intensificando notevolmente l’utilizzo di strumenti elettronici. Nel 2020 in Italia sono stati chiusi 831 sportelli e oggi le filiali operanti sono 23.481, il 3,4% in meno rispetto al 2019: il numero più basso degli ultimi 25 anni. Per la prima volta alcuni tra i maggiori quotidiani cominciano ad avvertire il problema con preoccupazione come fenomeno che amplia le diseguaglianze, crea una zona grigia e alimenta la criminalità organizzata.

Il crescente sviluppo della tecnologia non può, dunque, essere affrontato non tenendo conto, per prima cosa, ma non solo, dell’invecchiamento della popolazione. I trend demografici non lasciano spazio a dubbi: la popolazione sta invecchiando e l’Italia è uno dei Paesi in cui (complice anche la “crescita zero”) la terza età rappresenta una percentuale notevole della popolazione. A inizio 2021 le persone con oltre sessant’anni sono quasi 18 milioni e rappresentano un terzo della popolazione. Fino a che punto una persona anziana può utilizzare una app di pagamento concepita da e per utenti più giovani?

Ma il tema non riguarda soltanto gli anziani. In che misura i bambini possono maturare la consapevolezza del valore del denaro, se la versione digitale è una password numerica con cui è possibile “accedere” illimitatamente a beni e servizi? Come possono le donazioni via app contribuire all’inclusione finanziaria di persone senza fissa dimora prive di uno smartphone o di una connessione alla rete? Il cliente fintech è giovane, istruito, occupato, senza fragilità psicologiche ma le soluzioni a disposizione del “cliente tipico” non sono funzionali alle necessità di anziani, bambini, disoccupati, precari, disabili, persone con fragilità psichiche o non-urbanizzate. La realtà è ben più articolata e non accorgersi della varietà delle casistiche umane non è certo lungimirante.

È bene allora fare chiarezza e riconoscere che il rapporto delle banche con le persone non è sostituibile dalla tecnologia in quanto basato sulla conoscenza personale reciproca. Senza il supporto “umano” che un istituto bancario può dare solo attraverso persone fisiche, in troppi sarebbero messi fuori non solo dal processo produttivo e lavorativo ma anche da quello sociale. Fino ad oggi, sono state le Banche popolari e del territorio a rappresentare l’ultimo argine alla desertificazione finanziaria. Prima della pandemia, su un totale di 7.914 Comuni italiani, quelli bancati, ossia serviti da almeno uno sportello, erano 5.277, il 67% del totale e di questi 2.479 avevano una Popolare. I Comuni con un solo sportello erano 2.049 e quelli con solo una Popolare 663. In un Comune su tre, dove è operativo un solo sportello, la funzione d’intermediazione creditizia viene svolta esclusivamente da una Banca popolare.

Presenza diffusa significa anche fidelizzazione: quasi l’80% dei bancomat dei clienti delle Popolari è effettuato presso sportelli della propria banca (contro un dato generale inferiore), un punto di riferimento per la piccola imprenditorialità e per una larga fascia di famiglie e singole persone che, o per età o per livello di istruzione, rischierebbero di essere escluse. Quelle competenze bancarie saranno indispensabili sia per la ripresa dell’economia reale sia per la tutela delle persone più fragili, due aspetti che non possono essere affrontati separatamente.

Per questo il ruolo di intermediazione creditizia tradizionale delle Banche popolari e del territorio non potrà che essere rafforzato nel prossimo futuro. Un compito in più: accompagnare la digitalizzazione e la diffusione della tecnologia per non escludere nessuno, per ridurre invece che accrescere le diseguaglianze.