Ci sono quasi 2 trilioni di euro per il Quadro finanziario pluriennale 2028-34 dell’Unione europea. I numeri forniti dalla presidente della Commissione von der Leyen sono stati abbelliti. A prezzi costanti, il bilancio 2028-34 ammonta a circa 1.800 miliardi pari al 1,26 per cento del Reddito nazionale lordo (Rnl) dell’Ue. Si tratta solo di un piccolo aumento rispetto al 1,12 per cento del Rnl del bilancio 2021-27, tanto più se si tiene conto della necessità di ripagare il debito di NextGenerationEu.

La proposta sicuramente concentra risorse per competitività e difesa secondo la linea-guida del rapporto Draghi ma lo sforzo doveva essere più significativo. Ci volevano più coraggio, lungimiranza e decisione per attrezzare l’Unione a fronteggiare la sfida esistenziale che ha dinanzi.
L’agricoltura e la coesione passano da circa il 70 per cento al 45 per cento del bilancio. Per la sola Pac il taglio è di almeno il 25 per cento. La Pac e la coesione saranno accorpate in un unico grande fondo da 865 miliardi, che comprende altri programmi come l’immigrazione e che sarà gestito sul modello dei Pnrr. I governi firmeranno piani di partnership nazionale e regionale con riforme e investimenti. Gli esborsi saranno effettuati sulla base della realizzazione di obiettivi e traguardi. Le capitali avranno più libertà e flessibilità nel decidere dove destinare le risorse. E così i soldi per la competitività e la difesa si sono potuti concentrare in un secondo capitolo di bilancio da 410 miliardi. Un capitolo che è più del doppio di quanto previsto per il periodo 2021-27.

Ci saranno più eurobond per accrescere le risorse da destinare agli investimenti? A questa domanda nessuno è in grado di rispondere. Ci sono Paesi che non ne vogliono sentir parlare. Ma ora che incomincerà il pianto greco dei governi, a cui sono state sottratte risorse, delle regioni, a cui sono stati tagliati i fondi di coesione e delle rappresentanze agricole che lamentano la riduzione del budget di settore, nessuno individuerà i veri responsabili dei tagli nei Paesi cosiddetti “frugali”, contrari al debito comune. A salire sul banco degli accusati sarà, come al solito, la Commissione. E così la riforma del bilancio rischierà di essere annacquata. Da decenni si sa che quando l’Ue avrebbe deciso di aumentare le risorse per le politiche comuni a farne le spese sarebbero state la Pac e la politica di coesione. Ma, in questi anni, né i governi, né le regioni, né le organizzazioni agricole hanno tentato di convincere i loro interlocutori che rappresentano i Paesi frugali a retrocedere dalla loro posizione di netta contrarietà ad allargare il bilancio europeo. Una posizione che impedisce all’Unione di diventare un attore geopolitico strategico.

Ora vedremo ministri, assessori regionali, deputati europei e presidenti di organizzazioni di categoria fare la resistenza. Ma sarà una messa in scena. E farebbero bene gli agricoltori e gli abitanti delle aree interne a non farsi prendere in giro. Le modalità per ampliare il bilancio europeo ci sono. Bisogna premere sui leader dei partiti della maggioranza Ursula e sul Parlamento europeo perché convincano i governi nazionali a non impedire che l’Ue diventi un attore politico rilevante nel mondo. I media informeranno correttamente l’opinione pubblica o parteciperanno anch’essi alla pantomima per impedire ai cittadini di individuare i veri responsabili?

Alfonso Pascale

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