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Magistratopoli, siamo alla fine o è solo l’inizio del Palamaragate?

Magistratopoli, siamo alla fine o è solo l’inizio del Palamaragate?

Giustizia è fatta? Con la rimozione dall’ordine giudiziario del primo consigliere del CSM e del primo ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) della storia repubblicana, alcuni vorrebbero farlo credere. E forse molti ci crederanno. O faranno finta di crederci.

Quello che penso invece io sul “caso Palamara” e della mia unica sorpresa per chi si è sorpreso, candendo o facendo finta di cadere dal pero, l’ho scritto in altri due miei articoli qualche mese fa. Non volendo ripetermi, chi vuole può leggerseli sul Riformista: qui e qui.

L’unica giustizia – e solo parziale – mi sembra essere però stata fatta – e dopo oltre 12 anni –  al Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga. Le cui roventi parole, chissà perché, sono rimaste sinora inascoltate. Senza che nessuna Procura della Repubblica, neppure quelle tra le più proattive e globalmente competenti, abbia ravvisato una pur minima notitia criminis da approfondire in quello che l’ex Presidente del CSM aveva affermato pubblicamente, con indiscutibile chiarezza, in uno storico intervento telefonico, il 16 gennaio 2008, nello studio di Sky Tg 24. Dove era ospite Luca Palamara, allora Presidente dell’ANM, per commentare le dimissioni rassegnate quel giorno dall’allora Guardasigilli, Clemente Mastella, in seguito agli arresti domiciliari cui era stata sottoposta la moglie.

La registrazione di quell’intervento, divenuto virale, è visibile qui.

L’ex Presidente dell’Anm, colto di sorpresa dalla durissima arringa del Presidente emerito nei suoi confronti, che lo definiva persino “faccia di tonno”, provò ad abbozzare un “mi sembra offensivo”. Ma Cossiga rilancia: “Sì, sì, è offensivo e mi quereli, mi diverte se mi querela e perché non mi querela? I nomi esprimono la realtà, lei si chiama Palamara e ricorda benissimo l’ottimo tonno. La battaglia contro la magistratura è stata perduta quando abbiamo abrogato le immunità parlamentari che esistono in tutto il mondo e quando Mastella, da me avvertito, si è abbassato i pantaloni sotto dettatura di quella associazione tra il sovversivo e lo stampo mafioso che è l’Associazione nazionale magistrati”.

Palamara sgrana gli occhi e cerca un sostegno nella conduttrice.

Ma nessuno ha avuto il coraggio di prendere l’iniziativa di chiedere conto a Francesco Cossiga della gravità di quelle affermazioni. E tanto meno di fare chiarezza su accuse di una gravità inaudita che, se provate, avrebbero meritato ben altre attenzioni di quelle dedicate a moltissimi altri fatti di cronaca «mediatico-giudiziaria» che ci hanno assuefatto da una trentina d’anni ad oggi.

Ma siamo il Paese dell’ipocrisia dell’azione penale obbligatoria. Che funziona a seconda della convenienza o meno, soprattutto sul piano mediatico-giudiziario, di chi la vuole esercitare.

Invito quindi tutti a riascoltare oggi la buon’anima del Presidente Cossiga, per meglio capire l’ipocrisia di tanti soloni che leggeremo (e anche di quelli dei quali leggeremo solo il loro silenzio) sulla stampa nelle prossime ore.

Sono consapevole di aver pagato io per tutti, per un sistema che non funzionava, che nei fatti si è dimostrato obsoleto e superato – ha detto Palamara oggi alla conferenza stampa organizzata dal Pratito radicale –. So che pago io per tutti, che è esistita una magistratura silenziosa, di tanti che mi hanno chiesto di andare avanti e non vengono allo scoperto”.

Comincio quindi ad avere grande pena, ed anche un po’ di simpatia, per Palamara. Apparente vittima di una macchina di cui è stato il macchinista. E apprezzo il partito Radicale che, in coerenza con i propri valori di sempre, ne ha ospitato la conferenza stampa, chiedendo anche una Commissione di inchiesta.

É la fine dell’affaire Palamara o siamo solo all’inizio?

Poiché, come disse Ernst Junger, “la speranza conduce più lontano della paura”, noi continuiamo a sperare. Sperando di non doverci accontentare del solito caprio espiatorio gattopardesco.