A sorpresa, la dichiarazione congiunta di Putin e Xi Jinping auspica che la guerra in Ucraina non evolva peggiorando. Il che in apparenza è bizzarro perché la Russia sta sfondando sul fronte ucraino e Putin è partito per Pechino lasciando Mosca tappezzata di manifesti e grandi led elettronici inneggianti alla vittoria. Ma per la logica interna della relazione, Xi Jinping non mostra entusiasmo per una vittoria del suo ospite perché teme il regolamento dei conti con gli Stati Uniti, i quali soltanto ora hanno capito in quale raffinato modo i cinesi abbiano permesso a Putin di vincere. Lo hanno fatto fornendo alla Russia non le armi, ma macchine che fabbricano macchine. Sono chiamate macchine “duali” perché possono produrre due generi: armi per la guerra e utensili per la pace.

I rifornimenti

La Russia, dunque, ha avuto dalla Cina molto più che armi e munizioni da impiegare in battaglia, come l’Ucraina dagli americani prima che sospendessero i rifornimenti a causa delle posizioni repubblicane. La Cina ha fornito ai russi la tecnologia con cui si fabbricano armi intelligenti sfornate ad un ritmo mai visto neanche ai tempi della guerra fredda. Non per questo Xi Jinping è stato entusiasta della vittoria di Putin in Ucraina e per segnalarlo ha vietato di registrare sulle carte geografiche cinesi l’annessione russa della Crimea, che per Pechino seguita ad essere ucraina con grande disappunto dell’ospite Putin.Oggi Xi Jinping è molto preoccupato per gli effetti che la sua collaborazione al successo russo già sta provocando negli Stati Uniti, che chiudono bruscamente al mercato cinese proprio perché alla Casa Bianca hanno capito che se l’esercito di Mosca sta vincendo in Ucraina dopo due anni di sconfitte e sostanziale paralisi è soltanto per un motivo: la Cina compera da tre anni enormi quantità di petrolio russo che paga in tecnologia raffinata, autoveicoli elettrici anche pesanti, terre rare per microchip e queste nuovissime macchine che sanno costruire altre macchine e che cioè possono essere usate per progettare e produrre sia lavastoviglie che carri armati, missili o spremi limoni, ma più che altro vere strategie produttive.

La mostra pubblica delle armi della NATO

Prima di partire per Pechino, Putin ha fatto allestire davanti al Museo della Vittoria una mostra pubblica delle tanto temute armi della NATO catturate in Ucraina, come i formidabili ma inservibili carri armati M1 Abrams americani e il tedesco Leopard, mostrando all’opinione pubblica che la Russia è sempre più forte e armata con tecnologia molto più sofisticata di quella degli eserciti occidentali. Grazie a una concessione di Xi Jinping – che solo da pochi mesi è venuta alla luce – le nuove e vincenti armi sono state costruite direttamente dai russi nelle officine che utilizzano macchine duali cinesi, accoppiati con i più sofisticati computer che sanno calcolare e organizzare la guerra.

Ma i cinesi, come sottolinea l’Economist, non sono affatto felici di un’eventuale vittoria russa perché sanno che una sconfitta clamorosa dell’Occidente esporrebbe in maniera crescente alle rappresaglie economiche americane e inglesi, ma specialmente americane visto che il mercato degli Stati Uniti copre più del 70% dell’export cinese. Il gigantesco Xi e il minuto Vladimir hanno però voluto ribadire un principio che allarma Stati Uniti ed Europa: quello secondo cui i due Paesi sono legati da un patto d’amicizia “illimitato”. Un aggettivo estraneo al linguaggio diplomatico. Che cosa significhi è il rovello delle capitali occidentali perché l’architrave ideologico di una tale alleanza è il comune nemico americano con i suoi alleati. Secondo la dottrina cinese il nemico occidentale non deve essere distrutto con la guerra, ma tenuto a bada con la minaccia della guerra.

L’esercito cinese

Questo è il motivo per cui la Cina si è dotata di esercito, aeronautica e una marina di grandi dimensioni (ma priva di esperienza di combattimento) di pura rappresentanza militare. Cina e Russia sono state per decenni sul punto di farsi guerra lungo il fiume Ussuri. E di quella inimicizia approfittò il presidente americano Richard Nixon che riuscì ad allearsi con Mao Zedong contro l’Unione Sovietica. Oggi tutto ciò è sepolto nella memoria. La visita di Putin dimostra il ribaltamento di quell’antica inimicizia: le due potenze sono “illimitatamente amiche” perché unite dal comune nemico, ma non necessariamente alleate. Il loro è un matrimonio di convenienza perché la Cina non ha alcuna intenzione di combattere contro gli Stati Uniti che hanno già avviato una politica di sanzioni al sistema bancario cinese. Come definire dunque il cuore dell’alleanza fra Mosca e Pechino? Xi Jinping usa l’espressione “bainian bianju” che vuol dire: “il futuro che noi vogliamo”. E vorrebbe che Putin adottasse la sua idea di futuro, senza essere trascinato in uno scontro diretto con l’Occidente.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.