Rieccola, la precettazione. Matteo Salvini tira fuori dalla manica ancora una volta la sua carta preferita, da buttare sul tavolo poco prima dell’inizio dello sciopero indetto dalle sigle sindacali del trasporto ferroviario,  dalle ore 3 di domenica 19, alle ore 2 di lunedì 20 maggio. Questa volta il vicepremier si appella al Gran premio di Formula 1 in programma a Imola nel week end, e in una nota del MIT fa presente che la decisione è maturata soprattutto in vista dell’importante evento sportivo, che poterà a muoversi un numero di turisti e appassionati superiore alle 200.000 persone. Ma quella della precettazione è ormai diventata un’abitudine per il vice-premier, che ogni volta sembra trovare una buona motivazione per tenere a bada le proteste sindacali. Spesso senza successo.

I precedenti: dal caldo estivo all’arrivo del Natale

Il primo grande precedente della precettazione Salviniana risale a luglio 2023. I sindacati confermano uno sciopero dei treni di 24 ore, il ministro dei trasporti interviene e ne dimezza la durata: dalle tre di notte alle 15 di pomeriggio: “Lasciare a piedi un milione di italiani, di pendolari, un giovedì di luglio con temperature di 35 gradi era impensabile”, esultava sui social il leader della Lega. Ma il miracolo non riuscì.

Nonostante l’intervento, il servizio di trasporti nelle principali stazioni italiani non fu in grado di riprendere regolarmente e con affidabilità nel pomeriggio visto che in occasione della protesta i treni erano già stati cancellati. Un accumulo di ritardi e il caos generale per una promessa impossibile da mantenere. Sulla vicenda, il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso proposto lo scorso 12 luglio dalla Federazione Italiana Lavoratori Trasporti-Filt/Cgil in merito all’ordinanza firmata dal ministro. Scenario opposto per lo sciopero di dicembre. “Non si può bloccare il Paese a ridosso del Natale”, dichiarava il vice-premier. E via con una nuova precettazione contro i sindacati Usb Lavoro Privato, Al Cobas e Cub Trasporti.

La sentenza del TAR

Circa due mesi fa Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio affermando che la mossa di Salvini era “affetta da violazione di legge ed eccesso di potere per carenza di presupposto”, ovvero senza rispetto dei requisiti di necessità e urgenza su cui per legge devono basarsi le iniziative ministeriali, aveva giudicato invece illegittima l’ordinanza con cui il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva ridotto a quattro il numero massimo di ore di uno sciopero del trasporto pubblico locale indetto per il 15 dicembre. La condanna era stata di 1.500 euro di rimborsi ai vari sindacati di base per le spese processuali. Una precettazione dopo l’altra: i tribunali restano impegnati.

Redazione

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