Milano
Botta e risposta sullo sciopero: la guerra tra Landini e Salvini prosegue sulle cifre delle adesioni
Landini e Bombardieri si battono il petto ma Valditara e Salvini li smentiscono: “Adesioni basse, lo sciopero nei trasporti e nella scuola è fallito”

Quanti erano stati quelli della Schlein a riempire piazza del popolo, a Roma, la settimana scorsa? Cinquantamila? E allora noi del sindacato – che ad applaudire Schlein non eravamo andati – diciamo 60mila. Immaginiamo che potrebbe essere stato questo il ragionamento di quella finissima macchina della comunicazione Cgil che il segretario Maurizio Landini ha messo in mano (gratis, la Cgil lo fa lavorare senza pagarlo) al suo amico d’infanzia Gianni Prandi. Declamare dalle piazze piene il grande successo delle adesioni in tutta Italia. Anche se non è vero. Le cifre delle astensioni dal lavoro a livello nazionale infatti non tornano.
I servizi pubblici funzionano in tutto il Paese come in un giorno normale. I manifestanti che arrivano a Roma in treno, prendono la metro, dopo la manifestazione l’autobus per poter vedere almeno un museo nella Capitale e concludono la giornata parlando di piena adesione, di servizi bloccati. È una commedia delle parti. E se dal palco di Roma è Maurizio Landini a proclamarsi vincitore del braccio di ferro, lo stesso fa dal suo ministero a Porta Pia il titolare del Mit, Matteo Salvini. Il vicepremier precisa: “Non ho sconfitto Landini, ma è la vittoria del buonsenso.
Una minoranza ha legittimamente avuto la possibilità di manifestare, senza bloccare milioni di itannliani”. La minoranza a piazza del popolo e poi nei cortei di Milano, Torino, Bologna e Firenze è festosa. Lo sciopero che allunga il fine settimana, come ha malignato qualcuno, diventa una passeggiata in centro. A Roma, intorno al periplo della rotonda ridisegnata dal Valadier, volteggiano dodici palloni a elio. I palloni gonfiati sono protagonisti della manifestazione, si fanno vedere e sentire.
E allora chi aveva riempito la stessa piazza sotto le bandiere del Pd, la settimana scorsa, stavolta non si fa vedere. Non c’è Elly Schlein, non c’è il suo dream team. Né Giuseppe Conte e la sua delegazione. “Impegni precedenti”, “appuntamenti lontani dalla Capitale”, le giustificazioni cui nessuno, tra i manifestanti in piazza, riesce a credere. È chiaro che tra il Nazareno e Corso Italia il dialogo si è complicato. La svizzera-americana vaga e gentile e il burbero metalmeccanico della bassa reggiana sono due personalità distanti, quasi antitetiche. Lei, chissà dov’è. Lui tuona una proiezione nata forse dai suoi desideri: “Piazze piene e uffici vuoti sono la nostra risposta ad una legge di bilancio ingiusta e contro la precettazione ai trasporti imposta dal ministro Matteo Salvini”.
Se ai piedi del Pincio, stando ai calcoli degli organizzatori, si sono raccolte circa 60mila persone, nelle cinque regioni del Centro-Italia le adesioni allo sciopero hanno superato la soglia del 70%, dicono dalla Cgil. “Così com’è stata altissima la partecipazione dei trasporti, precettati da Salvini, arrivando al 100% dei porti, al 70% nel Tpl e all’80% nella logistica”, secondo il sindacato.
Dati “straordinari” commentano i sindacati, ma Salvini scatena la guerra dei numeri: “Traffico regolare su tutta la rete di Rfi, con adesioni intorno al 5%, nessun treno soppresso sull’alta velocità, adesioni sotto il 16% del personale sui treni regionali”, sostiene il Mit in una nota, a cui fa eco la Lega, parlando di “poche adesioni, in particolare nel settore trasporti. Uno schiaffo per Landini e un successo del vicepremier”. Secondo il ministero e il Carroccio, dunque, la giornata di venerdì è un ‘flop’. Salvini dal canto suo non molla la presa e torna alla carica da Bari: “Sono orgoglioso che oggi 20 milioni di italiani possano muoversi liberamente per il Paese. Il diritto allo sciopero – ribadisce – è sacrosanto e nessuno lo mette né lo metterà in discussione ma è altrettanto sacrosanto il diritto al lavoro, alla salute, allo studio e alla mobilità.
Oggi c’è un diritto allo sciopero esercitato dalle 9 alle 13, ed è giusto che ritiene di aderire, vi abbia aderito”. Ma i sindacati sfidano Porta Pia. “Salvini guarda questa piazza, studiala bene e porta rispetto a chi sta qui e paga con una giornata di lavoro”, dice Bombardieri, dal palco di piazza del Popolo, rivolgendosi poi a tutto il governo quando afferma: “Se volete sindacati silenziosi avete sbagliato indirizzo. Chi sta qui non si piega e non ha paura. Questa è la risposta della democrazia a chi fa il bullo istituzionale”.
Applausi poi quando Landini lancia a Palazzo Chigi un messaggio chiaro: “Questa è la risposta più bella, più forte, intelligente e ferma che potevamo dare a chi ha pensato di precettare e mettere in discussione il diritto di Sciopero, attaccando la democrazia”. Gli risponde anche il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara: “Massimo rispetto per chi oggi ha scioperato, va tuttavia segnalato che l’adesione allo sciopero nella scuola è stata molto bassa. Si configura il clamoroso insuccesso dell’iniziativa di alcuni sindacati. Andiamo avanti sulla strada delle riforme”. Un sondaggio di Termometro politico rivela che per il 30% degli italiani lo sciopero è ancora una misura adeguata, ma per il 70% non più.
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