Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito sullo sciopero indetto da Cgil e Uil per venerdì 17 novembre: dopo le critiche e lo scontro con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, è giusta la mobilitazione? Favorevole Irene Manzi del Partito Democratico secondo cui “è inaccettabile mancare di rispetto o minacciare le organizzazioni dei lavoratori“. Contrario il leghista Gianluca Cantalamessa che replica: “Così la sinistra getta la maschera e svela il filo diretto con i sindacati politicizzati“.

Qui il commento di Gianluca Cantalamessa: 

Il Garante ha spiegato che non ci sono i presupposti per lo sciopero che vorrebbe Landini. A quanto pare al sindacalista non interessa. È evidente, quindi, che più che in relazione al lavoro, lo sciopero che vorrebbero la Cgil e il suo segretario, sembra funzionale a garantirgli un bel weekend lungo a spese, come sempre, di milioni di italiani. Non è possibile che in Italia i diritti dei lavoratori siano appesi ai capricci di Landini e altri. Credo che il termine capriccio sia quanto mai indicato per giustificare questo comportamento. Il paradosso: sono mesi che il sindacalista Landini sollecita mobilitazioni contro una manovra di bilancio, e questo addirittura prima ancora che si conoscesse il contenuto della stessa. Anziché essere accanto a cittadini e famiglie, Cgil e Uil si confermano al servizio del Pd.
Lascia esterrefatti, infatti, che i Dem abbiano chiesto la convocazione del Garante in commissione Lavoro alla Camera. Atto gravissimo. Un attacco vergognoso a un’Autorità amministrativa indipendente che ha il compito di vigilare sul rispetto delle regole. Con questo gesto la sinistra getta la maschera e svela il filo diretto che la lega ad alcuni sindacati politicizzati – per fortuna non tutti – che si ostinano in battaglie di religione anche dopo essere stati sconfessati. Un atteggiamento inqualificabile che va contro l’interesse degli italiani e dei lavoratori in primis. In un Paese democratico non è accettabile innescare una polemica e minacciare di andare contro le decisioni del Garante. Vogliono andare contro la legge?

Bene, quindi, la convocazione del Mit, guidato da Matteo Salvini, dei sindacati coinvolti nello sciopero di venerdì 17 novembre, alla luce del mancato accordo dopo l’intervento del Garante e della mancata risposta alla lettera ufficiale del dicastero con invito a desistere.
Resta comunque l’irragionevolezza dei Dem e di certe organizzazioni sindacali che, e lo dico senza mezzi termini, stanno esagerando. Si fa perdere di valenza anche la giusta tutela dei lavoratori. Sembra una questione personale e politica.

Ci troviamo di fronte a un atteggiamento miope che non tutela i sacrosanti diritti dei lavoratori, ma che mira a tutelare di più singole posizioni di persone che usano il sindacato per fare politica e per questioni personali. La tutela dei lavoratori, quando c’è l’indicazione del Garante, imporrebbe che lo sciopero si fermasse. Voler andare avanti è una decisione personalistica di posizionamento nell’ambito di ragionamenti politici che nulla hanno a che vedere con l’interesse di chi lavora. E il fatto che altri sindacati non partecipino alla mobilitazione, dimostra che anche nell’ambito delle organizzazioni sindacali non ci sia un accordo. Per carità, è sacrosanto il diritto di difendere nei modi e nei tempi opportuni i propri iscritti. Dubito che in questo caso il pensiero di chi organizza questo sciopero nonostante le indicazioni del Garante sia la tutela degli iscritti. È proprio il caso di dirlo: quando qualcuno fa filosofia qualcun altro paga il conto.

Non solo, credo che il momento che l’Italia ha passato dopo il Covid, la crisi energetica, il caro-materiali, il conflitto tra Russia e Ucraina prima e ora quello in Medio Oriente tra Hamas e Israele, imporrebbe a tutti di considerare ciò che unisce e non ciò che separa. In questo momento l’Italia può ripartire. Ci sono alcuni indicatori in questo senso, nonostante lo scenario internazionale non sia ancora del tutto rassicurante. Bloccare il Paese intero sarebbe una follia.

Gianluca Cantalamessa / Lega

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