“Lo sport è tante cose. Competizione, socialità, scuola, regole, turismo, stile di vita,integrazione,benessere,economia, contrasto ad alcune malattie indotte della vita sedentaria come diabete e obesità, ed alle dipendenze.
Ma oggi tornare a fare sport assume una valenza anche emotiva. Ci fa pensare che si può tornare ad una normalità. Diversa, ma comunque ad una normalità. Ci fa sentire più “liberi”.
E’ anche per questo che insisto sulla necessità di far ripartire il calcio .
Anche se tra le difficoltà e nel rispetto di un protocollo molto severo bisogna andare avanti compatti per la ripresa del campionato, di serie A e non solo. Il ministri Spadafora deve avere un maggiore rispetto per l’autonomia delle federazioni sportive e del Parlamento: renda noti i decreti delegati e si confronti con tutte le forze politiche e le categorie sulla ripartenza dello sport. Basta col soliloquio: il ministro ha il dovere di condividere con noi e con il mondo dello sport le linee guida.
Ci sono risvolti economici che non vanno sottovalutati. Come non vanno dimenticate quante persone vivono e lavorano attorno al mondo dello sport. Atleti professionisti, preparatori, insegnanti, personale amministrativo ed organizzativo. E poi palestre, piscine, centri sportivi, scuole di preparazione ai vari sport. E ancora tutte le aziende che forniscono materiale sportivo, abbigliamento e così via.
Per questo credo che lo sport sia molto , davvero? molto importante nella fase 2 e nella fase3.
Nel frattempo dobbiamo utilizzare questo momento di stallo per riflettere sulle molte incongruenze, ipocrisie e ingiustizie che girano nel mondo dello sport, per superarle.
Una su tutte la difficoltà a riconoscere lo stato di professionismo per le donne. Abbiamo fatto passi avanti normativi ma alla ripresa mi auguro che si arrivi all’applicazione pratica delle nuove norme. Poi bisogna superare tutti quei contratti atipici che non garantiscono minimamente molti addetti allo sport. Abbiamo visto proprio in questi mesi come tantissime figure non siano riconosciute. Senza tutele, senza cassa integrazione, spesso trasparenti o addirittura nel marasma del “lavoro nero per necessità”.
Come ho proposto con un disegno di legge bisogna riconoscere le figure professionali sportive, dare loro una dignità e pretendere albi e garanzie che li mettano in condizione di fare una professione per cui possano sfruttare le conoscenze e le competenze acquisite.
Una terza riflessione che segue le esperienze di questi mesi riguarda lo sport di base. Io sostengo da anni che dobbiamo garantire lo sport a tutti fino ai 10 anni in modo gratuito, adesso ancora di più . Utilizzando palazzetti e palestre scolastiche al massimo del tempo disponibile, diciamo h18. Utilizzando l’istituto delle detrazioni fiscali per le famiglie e soprattutto per le imprese sponsor. Garantendo attraverso i medici pediatrici di base le visite mediche ed autorizzative.
Questo è un modo per far sentire tutti i bambini uguali anche con disabilità e contemporaneamente troviamo il modo di contrastare l’obesità infantile dilagante. Lo sport è anche una palestra di educazione ed insegnamento di buone prassi alimentari e di comportamento.
Altrettanta attenzione va rivolta allo sport per anziani, che oltre al mantenimento della forma fisica ha un grande impatto nella sfera emozionale e relazionale delle persone.
Un capitolo a parte riguarda l’impiantistica sportiva.
Gli investimenti su palazzetti, palestre e parchi sportivi pubblici, vecchi e nuovi, sono una opportunità di investimenti che mettono in moto l’economia correlata oltre che essere un investimento sociale di cui i cittadino possono poi fruire per anni.
Però lasciamo spazio anche ai privati. Si possono così mettere in moto capitali, che Stato e Comuni non hanno, che aiutano ad efficientare impianti obsoleti e a migliorare stadi non più all’altezza delle esigenze commerciali e sportive.
Lo sport è la terza industria del Paese, va considerato quindi a tutti gli effetti alla stregua di un comparto imprenditoriale e produttivo. Rappresenta più del 3 per cento del PIL, più di un milione di occupati, più di 20 milioni di praticanti, di cui circa cinque milioni sono bambini. Ci sono 100.000 centri sportivi, ma dobbiamo ricordare che circa 30.000 di questi rischiano di non riaprire per ancora troppa burocrazia. Adesso speriamo che le misure ulteriori in questo decreto aiuteranno a riprendere un settore che sta soffrendo moltissimo. Parliamo di palestre e di piscine che hanno già perso circa il 35 per cento del proprio fatturato. Pensiamo al turismo sportivo, ai grandi eventi.
I finanziamenti alle Olimpiadi Milano-Cortina e agli ATP di Torino sono un passo avanti importante. Ma speriamo che tanti altri eventi possano ripartire coinvolgendoo le diverse discipline sportive. Insomma, c’è un mondo enorme e straordinario non solo dal punto di vista economico, ma culturale e sociale, di aggregazione e di inclusione del nostro Paese. C’è lo sport del mondo del professionismo sportivo e c’è lo sport di base, entrambi sono fondamentali.
Ma è un settore che ha bisogno di una visione organica, di una programmazione. Bene.
Il Ministro Spadafora trovi il coraggio di osare. Con tutte le cautele, seguendo tutti i protocolli. Ma osi.
Sullo sport c’è molto da fare. Possiamo ripartire e costruire opportunità migliori. Ma intanto bisogna ripartire.
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