Solo due regioni senza contagi, 4 i morti
Bollettino Coronavirus, diminuiscono i nuovi casi (320) ma anche i tamponi: in aumento i ricoveri
Per il secondo giorno consecutivo calano i nuovi contagi da Coronavirus in Italia. Nel bollettino pubblicato oggi, 17 agosto, dal ministero della Salute, sono 320 i casi registrati nelle ultime 24 ore (ieri erano 479, sabato 629). Il totale dei casi dall’inizio del monitoraggio sale così a 254.235 persone (nel computo ci sono anche morti e guariti). Di queste 35.400 sono decedute, quattro in più rispetto a domenica.
Il numero dei dimessi è arrivato oggi a 203.968, 182 in più in confronto a ieri. Il numero di soggetti attualmente positivi sono 14.867 (+134). Ad oggi i pazienti ricoverati con sintomi nelle strutture ospedaliere sono 810, 23 in più rispetto a domenica, di cui terapia intensiva (+2). Sono invece 13.999 i cittadini in isolamento domiciliare.
I tamponi effettuati sono stati 30.666, in calo rispetto ai 36.807 di ieri. Le uniche regioni in cui non si registrano nuovi casi nelle ultime 24 ore sono Basilicata e Molise. Il numero maggiore di contagi è invece segnalato nel Lazio (51), Veneto (46), Lombardia (43), Emilia Romagna (41), Campania (34).
CRISANTI: “CASI TRIPLICATI NELLE ULTIME 3 SETTIMANE, IN ITALIA UNA BOLLA” – “In Italia, se andiamo a guardare rispetto a due o tre settimane fa, i casi si sono triplicati. Sono casi che originano principalmente da trasmissione endogena, e sono sicuramente importati. L’Italia non sta in una bolla impermeabile rispetto a quanto succede nel resto del mondo, dove ci sono stati due o trecento mila casi al giorno e chiaramente l’Italia non poteva rimanere esente da questa problematica. Adesso si stanno pendendo provvedimenti per i rientri dai Paesi un po’ più a rischio e questa è una componente importante”. Lo ha detto a Timeline, su Sky TG24 Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova. “Si dice che l’epidemia adesso colpisca di più i giovani, ma se vediamo l’analisi pubblicata dell’Istat – ha aggiunto Crisanti – vediamo che anche nell’epidemia passata la maggior parte delle persone positive aveva un’età compresa tra 19 e i 50 anni, il problema è che prima arrivano alla nostra attenzione prevalentemente persone malate che erano persone tra i 55 e gli 85 anni. Non credo che l’epidemia si sia modificata, penso che le persone anziane stanno molto più attente e sicuramente c’è molta più cura nella gestione delle case di riposo”.
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